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SE NON DIVENTERETE COME I BAMBINI (presenti nel presente, qui ed ora), NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI (la consapevolezza) - Gesù di Nazareth -

I PUZZLE DI UNA FIABA

IL VECCHIO SAPIENTE 
E’ il tipico archetipo dell’integrità dell’Io di una persona, in tutti i suoi aspetti, il suo potenziale che gli fa cenno dal futuro; ma, soprattutto, le forze vitali che vengono ad un compromesso con lo spirito cosciente. Quando l’ammirazione per i “superiori” (e specialmente per il padre) comincia a vacillare (le loro opinioni non sembrano più tanto giuste), il Vecchio Sapiente appare nei sogni come un indizio della saggezza e della superiorità che l’individuo vorrebbe acquisire per sé. Il Vecchio Sapiente è molte volte fonte d’ispirazione, di entusiasmo, di perspicacia, di intuito, di comprensione. Se dà un consiglio, val la pena di seguirlo. Vi sono quattro principali aspetti dell’Io di un uomo, ciascuno corrispondente a una delle funzioni della mente:



- il Padre, sensazione;

- l’eterno Giovane,emozione, sentimento;

- l’Eroe, pensiero, intelletto;

- l’Imbroglione (o Mago Bianco), intuizione.



IL PADRE ORCO
Questa figura e la personificazione dell’autorità, della legge, dell’ordine, delle convenzioni sociali, dei comportamenti esemplari, ecc. e inoltre della protezione maschile. Il vero padre contribuisce notevolmente a formare questa immagine nell’ individuo. Il padre oppressivo, che minaccia di modellare la personalità in un modo conformistico. Tutti i problemi che l’individuo ha nei confronti della disciplina (un atteggiamento di ribellione oppure un atteggiamento di sottomissione) risalgono di solito al suo rapporto con il vero padre. Ma se egli riesce a riconoscere in sé il Padre dell’archetipo (che comprende anche il potenziale padre, cioè il padre che egli sarà un giorno), se riesce a vedere il problema proprio come si presenta in lui, i punti in cui gli è più facile controllarlo, allora deve essere capace di trasformare questo aspetto negativo e distruttivo dell’archetipo in un elemento positivo (naturalmente sempre tenendo presente che questo aspetto è uno dei quattro che compongono la sua personalità e che deve lasciare spazio anche agli altri). La fiaba di Shrek mette in scacco matto l'immagine del vero Orco paterno che si rivela positivo e costruttivo.


IL GIOVANE VAGABONDO
La fiaba non mente.... la barba dell'anziano è saggezza, la barba del giovane è spensieratezza trasandatezza o persino abbandono. Il giovane vagabondo è l’equivalente maschile della Principessa; per questa sua giovinezza, ha in sé il seme della potenziale trasformazione nell’Eroe e, successivamente, nel Vecchio Sapiente, incarnando cosi tutti gli aspetti dell’Io; poiché egli è anche il Cercatore ma non avendo l'esperienza spesso incorre nell'errore, nella presunzione e persino nella sciocchezza. L’errante, chi va alla deriva (chi è stato visto, in un sogno, aggrappato a un pezzo di legno trasportato dalla corrente): privo di ogni altra influenza, questo aspetto delle forze vitali interiori evita ogni impegno, rifiuta di diventare adulto e finisce col restare sempre infantile, anche nella vecchiaia, piuttosto che accettare la sua condizione di uomo.


L'EROE CATTIVO
Una parte della nostra coscienza assai misteriosa è quella dell'eroe cattivo. Kratos ne è l'immagine perfetta: pur avendo una mossa nobile pur facendosi vendetta per amore pur amando moglie e figlia, diventa una bestia contro tutti gli dei dell'Olimpo. L'eroe in noi è l'audacia e lo spirito d’iniziativa dell’individuo, la sua volontà e il suo potere di comando. Questa attitudine maschile aggressiva è stata talmente esaltata in tutti i campi che di solito non è difficile osservare la direzione e lo sbocco che essa prende in quanto particolare forza vitale, anche se la tendenza esteriore è antieroica. Il Messia, il Salvatore è la manifestazione più elevata di questo aspetto dell’Io. Può inoltre essere rappresentato dal Guaritore, che appare nei santuari o nelle grotte. Il Cattivo invece rappresenta le radici dell’inconscio, o il complemento del pensiero cosciente e dell’ego, questo archetipo ha una propensione all’egoismo che può portare alla megalomania, soprattutto quando le emozioni siano state trascurate. Se l’individuo si identifica con questa particolare forza interiore dell’Io (o se, al contrario, la trascura al punto che essa finisce con l’esplodere e con il prendere possesso della sua personalità), il disprezzo nei confronti della sfera femminile del suo inconscio e la mancanza di rispetto verso gli altri deformeranno inevitabilmente le sue azioni, anche se le sue intenzioni iniziali erano grandi e nobili. E’ in queste circostanze che l’idea della resurrezione e della vita futura viene usata come un’arma per torturare e massacrare la gente; persino l’amore è stato manipolato e brandito in vari modi: anche una coperta ha molti usi, può fra l’altro servire per soffocare qualcuno. Questo aspetto dell’uomo, decisamente aggressivo e dominatore, può rendere quasi tutto una nuova arma.


L'IMBROGLIONE O MAGO NERO
Spesso si presenta anche come Bianco, appunto l'imbroglio, sono idee, emozioni, pensiero che in noi sorgono come giusti invece alla fine si rivelano fuorvianti e persino fatali. In ognuno di noi c'è questo inganno. Questa figura è inafferrabile quanto la stessa intuizione: i lati oscuri e quelli luminosi sembrano molto meno differenziati che negli altri archetipi. Può essere utile in un primo tempo e poi diventare pericoloso, o viceversa. Tuttavia alla fine della ricerca, quando le difficoltà sono state affrontate e gli ostacoli superati, quando le prove e i compiti imposti da questa figura sono terminati, quando è trascorso il periodo in cui si cerca di uscire dalle sue grinfie oppure vi si rimane volontariamente, allora tutti gli sforzi hanno una ricompensa: dagli errori e le nostre contraddizioni potremmo imparare la verità i controluce.


PRINCIPE AZZURRO O ROSPO LECCA PIEDI ? EVVIVA IL ROSPO AZZURRO
Nelle fiabe troviamo sempre un amore ideale o platonico o surreale o impossibile, dove sempre sono le apparenze che ingannano. Il rospo si rivela poi una bella persona, mentre il belloccio si dimostra crudele, sempre facendo rivolgere lo sguardo all'interiorità e non all'esteriorità. I principi azzurri che diventano Rospi neri. Le fiabe dicevano il contrario, baciavi un rospo e diventava un principe … il rospo sta per quella parte interiore di noi che ha i suoi difetti, la parte appunto grezza, animalesca, caratterialmente difficile (chi la chiama rospo chi porco chi maiala, chi asino, o volpe o serpe … sempre bestiole sono!). Baciarla significa accettarla, tollerarla, aiutare l’altra persona a crescere quindi a maturare, donde il principe. Oggi si vive spesso il contrario: le persone nella sua tattica di conquista buttano fuori il meglio di sé quindi piovono fiori, coccole, cene, regalini vari … poi con gli anni questo uomo dolce e questa donna sexy si trasformano in rospi e addio principe, si trasformano in streghe e addio principessa. Il principe azzurro è come i Bluejeans dopo un bel po’ di lavatrici si scoloriscono, diventano principi grigi. E’ possibile che i sentimenti oggi siano commerciali, quindi soggetti alla scadenza, alla inflazione, al riciclaggio, all'usura perchè vissuti con troppa fretta e superficialità.



PS: interessante la fiaba di Shrek, dove i paradigmi e prototipi dei personaggi si ribaltano.




IL SAGGIO CIECO


Nelle fiabe spesso ricorre l’immagine dell’uomo cieco, un altra figura che forma il puzzle che formano spesso i personaggi di un mito leggenda fiaba o racconto, e nonostante sia cieco è lui il veggente, il saggio, colui che vede la verità, che interpreta i sogni, la sua visione è una percezione intuitiva e spirituale. Infatti il più delle volte la realtà che noi vediamo è effimere fatta di apparenza, per questo il saggio non le vede, la sua cecità è simbolo di distacco, di non interesse per le cose superflue. La sua invece è una visione non materiale, quella del cuore e della mente intuitiva.




MAGNA MATER, LA MADRE TERRA
Questo archetipo è l’equivalente del Vecchio Sapiente e presenta la totalità nel femmineo psicologico presente in ogni persona o la sua potenziale integrità. Non bisogna confonderla con quella parte del potenziale femminile che è la maternità, la Madre (vedi post successivo). Il fatto di portare in seno i propri figli può certo contribuire a sviluppare il lato materno del carattere, ma in realtà non è poi cosi importante: questo aspetto della personalità è infatti interiore e spirituale, e può essere coltivato in vari altri modi. Il carattere può raggiungere la totalità, assimilare ogni aspetto della femminilità in quasi tutte le situazioni, ma può anche fallire questa meta nelle circostanze più favorevoli. E' la potenzialità e la forza di creare, di far crescere, di allevare ogni cosa, pensieri, emozioni, relazioni sapendo portarle a buon fine.



LA MADRE (prima parte)
Un archetipo di massima importanza nella fiaba (da non confondere con la matrigna) è la madre . La madre nella fiaba è sovente buona, ha dato buoni consigli ma non c'è: non può più proteggere la fanciulla, oppure spesso è morente, muore o è già morta. Questo non perché ci sia un tentativo di negativizzare la figura materna ma ha un preciso significato: la madre è simbolo della nostra coscienza primordiale da ritrovare, da scoprire, da raggiungere (un po la chiamiamo arbitrariamente Dio) , è la legge morale insita nella natura che non si vede ma è presente. Questo è un passo importante perché rappresenta la fanciulla che deve crescere ed affrontare il mondo (lupi o orchi compresi) facendo tesoro della "mamma buona" che ha interiorizzato e dei suoi buoni consigli. La madre buona è come Dio: sempre presente mai soffocante o invadente. Una mamma che per troppo amore non "muore" (ovvero non lascia andare la figlia) genera dei seri danni alla crescita psicologica dei propri figli, li rende dipendenti ed incapaci di affrontare il mondo e le (tante) frustrazioni che vi sono. Le madri hanno una grande forza: proprio perché sanno "morire" molte molte volte, ma rinascono nelle figlie una volta che diventano esse delle madri.


LA MADRE (seconda parte)
E’ l’aspetto materno protettivo della donna, le sue qualità legate alla casa e alla famiglia: la creatrice del focolare, colei che dà il cibo, che è il rifugio, l’amore, la tenerezza. Poiché si tratta dell’aspetto della femminilità richiesto e preteso da questa nostra società maschile (quindi mammona e bambina), finora gli è stata data troppa importanza, a spese di una compiutezza individuale e personale della donna, senza la quale ella non può tuttavia essere una buona madre (perchè deve essere anche una brava amante e una saggia donna). E’ certamente necessario per la donna scoprire e sviluppare la parte più “importante” del suo potenziale, ma è ugualmente necessario per lei non trascurare gli aspetti secondari del suo vero lo. In definitiva, lei potrà diventare un essere completo concentrandosi sull'aspetto inferiore (quello meno considerato) della sua personalità. Ci sarà sempre un forte conflitto fra ciò che vuole da lei la società (l’appartenenza al formicaio comunitario o l’accettazione di una “camicia di forza”) e il perfezionamento del suo potenziale interiore, cosa questa che richiede una grande attenzione per gli altri tre aspetti del suo vero lo. Spesso nelle fiabe la madre è per questa ragione morta, o assente, il padre quindi vedovo o le fanciulle smarrite e orfane. Oppure sono madre stile matrigne, cioè terribile, come vedremo nel post successivo.


LA MATRIGNA E LA VOCE DELL'INTUITO
Un altro personaggio chiave nelle fiabe è la matrigna (la madre terrificante) che ha due significati molto complessi ed intrecciati: la madre sostitutiva, quindi la strega o la fata cattiva, simbolo di una falsa origine e ciò significa quando noi siamo in preda a falsi principi, falsi ideali ed ideologie politiche, false religioni, falsi amori, questi non possono farci nascere nè crescere, ma a lungo andare ci distruggono nel nome stesso dell'amore (Pensate alla matrigna di Biancaneve o Cenerentola per esempio).

La matrigna però ha un senso positivo nella sua azione malvagia: è sì strega e spaventosa ma alla fine si rivela utile alla protagonista perchè sa cosa si deve fare e come si deve fare (la que sabe "colei che sa" come la chiama Clarissa Pinkola Estés). Non a caso spesso è lei a costringere la fanciulla a superare le prove. Di fronte alla strega (il male, le cadute della vita) la fanciulla (la coscienza) impara a discernere. Così la Matrigna Strega sia nel bene sia nel male insegna alla fanciulla ad affrontare la vita. La prepara per affrontare i problemi che avrà davanti nella vita, crescendo in lei l'intuito. La matrigna ha il potere di dare una sapienza che la madre buona non riesce a trasmettere: il dolore, l'accettazione degli sbagli, il confronto col male (nella suocera ritroviamo la matrigna e la strega per eccellenza). Dunque la fanciulla (simbolo dell'anima) diventa saggia mettendo in confronto i ricordi dei consigli buoni della madre e superando le tentazioni ed insidie della matrigna. La matrigna in noi è indispensabile, è la voce del contrasto senza la quale non impareremo a valutare mancanze, scompensi, delusioni e fallimenti nella vita.


LA PRINCIPESSA E LA SEDUTTRICE
L'archetipo della principessa ricorre in tutte le fiabe perchè è simbolo della capacità della nostra anima di essere degna di un amore regale cioè vero quindi anche divino, donde la nostra capacità alla trascendenza. Un altra sua potenzialità psichica è il fascino della sua eterna giovinezza: E’ la “ragazza”, il flirt, la qualità eternamente giovane della spontaneità e del calore umano che può continuare a fiorire fra altri aspetti più maturi. Non è solamente la capacita di attrarre, ma anche quella di essere attratta. Poiché si tratta di un impulso che segue una scelta cosciente, non deve essere necessariamente impetuoso, ma quando diventa incosciente e superficiale allora si trasforma nella seduttrice in maniera negativa: Preferisce comparire nei sogni in costumi storici, soprattutto greci o romani: è la fatale sirena, la distruttrice di matrimoni, il succube e l’immagine della fantasia erotica, cosa che impedisce ogni autentico rapporto, è indizio che in noi la passione ha un istinto solo carnale, fisico, materiale e privo di spiritualità.


L'AMAZZONE 
E’ la personificazione delle qualità intellettuali femminile di liberazione e forza, niente a che vedere col femminismo, è l'archetipo psicologico che si contrappone alla ragione maschile negativa di prepotenza ed egoismo. Ma troppo spesso è la qualità inferiore: quella che, da sempre trascurata, ad un certo punto della vita esigerà una precisa attenzione su di sé. L'amazzone è un aspetto positivo della psiche, perchè dà coraggio nella debolezza, forza con la delicatezza, da non confondere con la cacciatrice che è il suo rovescio negativo.





LA CACCIATRICE 
E' l'archetipo femminile distruttivo, antagonista all'amazzone, questa è la parte della psiche che in noi attraverso il piacere della caccia porta all'inganno (presente quindi anche nell'uomo, nella sua parte psichica femminile). Porta all'odio della parte maschile psichica quindi la ragione, è l'impulso che in noi azzera il pensiero, sia perché, frustrata nelle proprie ambizioni, le ha proiettate su un particolare uomo o sugli uomini in generale o su tutto ciò che è forza e potere, sia perché non è riuscita a sviluppare altri importanti aspetti della sua femminilità; oppure per entrambi i motivi.


LA SACERDOTESSA
Un archetipo dimenticato, niente di strano perchè corrisponde alla capacità dell'anima di cogliere il divino, è l'essenza del gusto spirituale, è la portatrice della verità dell'oltretomba, la mediatrice di un altra dimensione vitale. Questo aspetto femminile così poco valorizzato dalla moderna società, ha pochissimi sbocchi. Ormai come funzione principale deve essere pressoché scomparsa, ma le donne che fanno di tutto per coltivarla sono ancora più eccezionali per la loro rarità. Il mondo interiore fa parte della realtà e della creazione quanto il mondo tangibile, il quale può essere percepito soggettivamente solo attraverso i sensi. Disprezzare l’intuizione e il mondo interiore che è esperimentato direttamente dalla mente (la quale funziona in un modo ben più raffinato che l’occhio o l’orecchio) significa perdere il contatto con l’altro aspetto più evidente e immediato della realtà e non controbilanciare una visione egocentrica e unilaterale, che tanto facilmente non distingue il mondo visto dall'ego e dal mondo reale. Da non confondere con la strega o maga.


LA STREGA O MAGA
Archetipo contrapposto a quello positivo della Sacerdotessa (non così era nell'antichità), corrisponde all'intuizione primitiva utile valida ma non sviluppata col confronto nella realtà, per cui viene automaticamente eliminata dalla sfera spirituale completa; quando lei cerca di usare questa facoltà non può farvi affidamento: rischia di trovarsi intrappolata in un mondo di visioni soggettive, senza alcuna relazione con la realtà. La Strega, come figura dei sogni, può riferirsi a uno degli aspetti negativi della femminilità (questa negatività è sorta con la mentalità cristiana, inquisitoria e moderna, nell'antichità strega e sacerdotessa erano sinonimi). E' la figura pur potente che diventa prepotente, bella ma vanitosa, intelligente potenzialmente ma alla fine snob e saccentona.



LA FANCIULLA
Un altro pezzo del puzzle sulle fiabe è l'archetipo della bambina, la fanciulla, simbolo della nostra infanzia, ingenuità, della parte nobile, innocente, della purezza dell'anima, è la pubere, la ragazzina appena prima della sua maturità fisiologica o alla sua prima manifestazione di maturità: è il bocciolo, è la luna crescente. In genere è ingenua, ha bisogno di sperimentarsi, è sognatrice, desidera un mondo migliore per sè e per i suoi cari, si prende cura degli altri. Quando la bambina è negativa, quindi archetipo dell'anima abbandonata e non curata, allora la bambina è sciocca, egoista, attaccata al denaro, vanitosa ed - in questo caso - veste i panni della sorella o sorellastra e non fa mai una bella fine. Assomiglia però, talvolta, all'atteggiamento che assumono tanti adolescenti di oggi che con troppa facilità rispondono "non è un problema mio" "non me ne frega niente" "me la cavo da solo" "prima o poi avrò tutto quello che voglio senza l'aiuto di nessuno" e non sono mai a disposizione per aiutare o condividere brandelli di responsabilità.


IL SOGNO DI ABITARE UN CASTELLO
Il castello è un simbolo ricorrente nelle fiabe, in quanto struttura è riflesso della grandezza di un anima, ma in esso troviamo anche il senso di sicurezza, di indipendenza visto che al suo interno vi giace una piccola cittadella autonoma, queste sono proprio le caratteristiche di un anima matura: forte, sicura indipendente e legge e sovrana su se stessa. Occuparlo è piacevole, ma pulirlo? mantenerlo? governarlo? ristrutturarlo? è un aspetto di cui pochi parlano, è lo sforzo della crescita, la cura dell'anima, la dedizione ad una passione, l'approfondimento costante della verità. Un castello come una mente e un anima grande potrebbe essere anche dispersivo ed isolante per chi non sa starci ed esserci all'altezza di tale compito.


ALLONTANAMENTO 
Un personaggio della fiaba si allontana da casa per un particolare motivo (guerra, affari, punizione, ecc.), rappresenta il sentirci smarriti nella esistenza, l'essere confusi, fuori ragione, lontani quindi dalla verità, da casa, rappresenta anche momenti di crescita di superamento di tappe.



INTUITO SELVAGGIO
Il personaggio ha una stretta amicizia o persino scontro spesso con un animale che rappresenta l'istinto selvaggio (Pinocchio contro il grillo, Dorothy ha il suo cane Toto, Perso trova il cavallo Pegaso, Cappuccetto Rosso si confronta col Lupo). Sono questi animali a far trovare la retta via oppure ad ostacolarla appunto per indicare che è quella la giusta scelta finora proibita o nascosta.


LO SPECCHIO MAGICO
Un archetipo di grande potere simbolico è lo specchio. Se pensate che riflette a perfezione ciò che vi si vede vi ingannate: lo specchio riflette l'immagine capovolta quindi la destra a sinistra e viceversa, in altre parole, a livello psicologico diremmo che riflette il nostro lato contrario e spesso nascosto sotto le parvenze di "so chi sono". Specchi come quello della strega cattiva che rivela la verità sulla più bella quindi non lei ma Bianca neve; lo specchio in cui Alice sa vedere il mistero; lo specchio in cui la Bella scopre che il padre è malato e chiede alla bestia di uscire... Lo specchio è simbolo della coscienza dove vedere la nostra bellezza nascosta quindi attraverso i difetti. Ci permette di non vedere in faccia il nemico, come lo fece Perseo con medusa e così tagliarle la testa: difficile vedere in faccia gli errori, ma con l'introspezione ne capiamo l'innocenza o l'ingenuità e possiamo rimediare più facilmente, senza essere pietrificati (da Medusa) cioè chiuderci nella negazione di ciò che di brutto in noi vediamo. Molti sono gli aspetti quindi dello specchio da non sottovalutare. Anche come difesa rimanda indietro senza infrangersi le forze negative o ridà quelle positive come corrispondenza.


IL TALLONE DI ACHILLE
Nelle fiabe, miti, favole, un altro puzzle immancabile è la ferita dell'eroe e il suo punto debole: Superman pur imbattibile difronte alla kriptonita si scioglie, Gesù pur risorto ha le ferite ancora nelle mani piedi e costato, Achille può essere ferito solo al tallone, Frodo fu ferito dai Nazgul... tutti noi abbiamo un segreto, un punto debole, un qualcosa per cui daremmo la vita e prima o poi per liberarci da questo peso dobbiamo scendere a scontrarci con questa realtà il più delle volte o nascosta o inaspettata.


IL DIVIETO


Un altra pietra angolare nella costruzione di una fiaba completa è il divieto che viene imposto all'eroe: non mangiare dell'albero (Dio ad Eva), non fermarti nel bosco (la mamma a Cappuccetto Rosso), non guardare la Medusa in faccia (gli dei a Perseo), ecc. Il Divieto però è proprio il motore potenziale oltre il quale l'eroe trova se stesso: illimitato.



IL TRANELLO
L’antagonista cerca di ingannare la vittima per impossessarsi dei suoi beni o di lei stessa, ecco un altro tassello che conforma le fiabe favole o miti. In ogni fiaba c'è un momento cult dove l'eroe sta per cadere nell'abisso, per perdersi, per accettare il contratto col male, per diventare persino cattivo... è un momento in cui ci rispecchiamo tutti nella vita, momenti in cui il male ci sembra buono e lo vogliamo credere per il nostro comodo anche se no per il nostro bene.




LA CASA SOLITARIA NEL BOSCO
Un altro tassello che costruisce le fiabe è la casa nel bosco, spesso isolata, a volte irraggiungibile, nascosta, simbolo proprio di quei momenti in cui noi abbiamo bisogno di stare soli con se stessi, di riflettere, di avere uno spazio tutto per sè, per rigenerarci, per aspettare che passi la burrasca di crisi delusioni frustrazioni. In alcune fiabe leggende miti o favole si presenta anche come una tana, una miniera un isola , ma sempre nascosta ed isolata.


PRIMA DELLO SCADERE DELLA MEZZANOTTE
Un altro fatto ricorrente nelle fiabe è il mistero della mezzanotte: i lupi abbaiano, i vampiri si svegliano, Fiona diventa un Orchessa, la magia di Cenerentola perde il suo effetto, ecc... Perchè questo mistero? è un archetipo simbolico: a mezzanotte finisce un giorno e anche l'anno, è un momento che segna la fine di un qualcosa e l'inizio di un altra, quindi se tu non hai superato una tappa della tua vita non puoi iniziare un altra, l'incantesimo si rompe, inutile che ti comporti in un modo (da adulto per esempio) quando dentro sei in ritardo (un bimbo). Tu devi vincere la sfida, trovare il segreto, portare il pegno... prima di mezzanotte: se non ti sblocchi, se non cambi un determinato comportamento, se non perdoni, se non decidi di mollare la vita futile, ecc... non vedrai il sole di mezzanotte, non vedrai l'incantesimo svanire, sarai sempre legato a non compiere una tappa, a non finire una generazione, un ciclo spirituale, un tramonto di un giorno vitale.


GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI
Un altro tassello che forma la struttura di fiabe racconti miti o leggende è il fatto che la parte sublime è sempre descritta come insignificante: come il Parsifal o il Lancillotto che ha l’aspetto di un vagabondo, o Gesù di Nazaret un semplice falegname, l’idiota di Dostoevskij, Gli Hobbit della contea che sono i più piccoli e deboli, Harry Potter è un sempliciotto che a far magie fa solo ridere…sono uomini semplici, così comuni che non ci si aspetterebbe da loro una minima grandezza, eppure tutti loro hanno una cosa in particolare: la loro è una discendenza Regale (Santo Graal proviene probabilmente da sangue regale). La ricerca di questo calice è uguale alla ricerca del gemello, cioè la ricerca della propria identità, la voglia di creare e costruire un uomo come la Creatura di Frankenstein. Ed infatti quasi sempre ciò che noi ignoriamo di noi stessi è ciò che costituisce la nostra grandezza potenziale a livello spirituale ed interiore, una volta scoperta non ci si vanta e neppure si ostenta.


I GUARDIANI DELLE FRONTIERE
Ecco un altra figura ricorrente nell'elaborazione di una fiaba completa: Quando l’eroe è costretto a cambiare il suo stato, ad uscire dal “mondo ordinario” per entrare in quello “straordinario”, s’imbatte in una creatura mostruosa, terribile, che marca la soglia di quella necessaria, e anche dolorosa, transizione. Il mito ha raccontato questo archetipo in mille modi, ma la raffigurazione più celebre è certamente quella di Cerbero, una delle belve posta a guardia dell’ingresso dell’Ade, la più terribile: un gigantesco cane a tre teste; Gandalf deve combattere il Balrog nelle miniere di Moria e persino nella Bibbia Dio mise degli arcangeli che bloccano l'ingresso nel giardino perduto dell'Eden. A livello psicologico, tale transizione corrispondere ad un momento di crescita, che però richiede di spezzare i vincoli con l’affettività dell’infanzia, di affrancarsi dal dominio materno in un processo di instaurazione di un proprio Sé autonomo, un momento in cui dobbiamo affrontare l'autorità, renderci indipendenti economicamente e anche intellettualmente pensando non più come il branco ma da se stessi. E' quindi una soglia, una frontiera oltre a quale saremo diversi. Esso si manifesta quando si sta per raggiungere un livello spirituale superiore nel percorso iniziatico verso la conoscenza.


LE NOZZE SBAGLIATE

Un altro evento ricorrente nelle grandi fiabe sono le nozze sbagliate dell'amata principessa con un cattivo principe, con un malvagio re, con un ingannevole pretendente. E' l'archetipo della vita che prende la via sbagliata, quando diamo in sposa la nostra anima a cause assurde, quando dedichiamo la nostra vita a vizi, ricchezze, futilità, quando ci doniamo a persone che ci schiavizzano, quando viviamo per l'apparenza, per la superficialità, per l'inganno... queste sono le nozze sbagliate, amare un principe grigio che non ci corrisponderà mai fino infondo ma ci ridurrà infondo alla nostra miseria con la promessa dell'amore e la felicità, proprio come fa la mentalità odierna del consumismo che ci corteggia e ci invita appunto a nozze.


TRASGREDIRE
Nella fiaba appare sin dall'inizio l'elemento della "TRASGRESSIONE" cioè il deviare da un sentiero che, il più delle volte, sono divieti non compresi dal bambino ma imposti dai genitori, quindi a livello psichico il loro "ES" si sente aggredito e si difende con la DISUBBIDIENZA. Pinocchio trasgredisce alle raccomandazioni del Padre, Cappuccetto Rosso a quelle della Madre. Padre e Madre stanno ad indicare la personificazione di istanze super egoistiche (cioè mamma e papa posso fare e io no ...così pensa il bambino) quindi non sufficientemente interiorizzate e quindi ancora deboli ed incapaci di guidare il bambino. Ma anche questo primo passaggio è importante per far sì che l'io possa conseguire uno stadio superiore di organizzazione della personalità, quello che moralisticamente chiamiamo disubbidienza per la psiche di un bambino è un bisogno di indipendenza di di assumersi da solo le sue responsabilità. Trasgredire è trascendere se vien compreso il valore del divieto, se vien compreso non si scade nel rovescio della trasgressione che è la perversione, ma si va oltre nella consapevolezza.


L'ATTESA COME IMMERSIONE NELL'INCONSCIO
Le fiabe immettono subito il lettore in un ambiente di attesa, un'attesa che prende atmosfere mischiate con l'ansia, l'angoscia, l'impazienza. Nelle fiabe, infatti, si avverte l'ANSIA vissuta dal protagonista, stato d'animo che non ha origine negli eventuali nemici, ma dalle situazioni che vengono vissute come negative per sé e per il proprio IO. Pensate a tutta l'ansia che regna nel viaggio nel Signore degli anelli dall'inizio alla fine! L'ansia è, d'altronde, la paura senza oggetto, la paura della paura, come viene descritta in psicoanalisi. E' quel sentimento ineffabile e intraducibile che afferra Pinocchio ogni volta che pensa al padre smarrito oppure Cenerentola quando sta per scoccare mezzanotte. L'attesa in un mondo dove predomina la velocità è davvero un esercizio di ascesi, una disciplina, quasi di sofferenza, ma proprio per questo salutare all'anima dove il tempo ha un percorso naturale e diverso da quello imposto dalla società frenetica.

LA TRASFORMAZIONE
Un aspetto essenziale anzi direi imprescindibile nella fiaba è la trasformazione: il brutto anatroccolo che diventa cigno, Pinocchio che diventa un bimbo vero, la Cenerentola che diventa principessa... La vera trasformazione, tuttavia, è quella psicologica interna del soggetto che assume consapevolezza di sé e rinasce " a nuova vita". La soluzione della fiaba è la storia di una guarigione psichica che si attua sino alla rinascita, alla trasformazione del soggetto che può tornare a governare i moti della sua psiche e di conseguenza gli eventi della sua vita, pieno di nuova energia, capace ora di affrontare il mondo con serenità, con forza, con coraggio e determinazione.


IL GIARDINO
Un altro tassello ricorrente in molte fiabe è il giardino. Il termine deriva da una radice indogermanica: Gart o Hart (donde heart inglese = cuore), con il significato di "cingere, circondare", il suo fascino è poter avere in un luogo pur piccolo il compendio in miniatura di tutta la natura: acqua come il mare, alberi come i boschi, fiori come i prati, frutti come campi, ecc... di fatti già dall'antichità avere un giardino era un privilegio di nobili sultani faraoni e ricchi. A livello archetipo e simbolico il giardino sta ad indicare il nostro cuore dove se ben coltivato e maturo vi giace il compendio della natura spirituale: la pace e la felicità. E' ovvio che in questo giardino vi sia quindi l'albero della vita, della conoscenza, della consapevolezza ma anche del male qualora fosse distrutto. Il giardino in senso sacro perciò acquista le sembianze del paradiso: Nel giardino islamico è reinterpretato l’antico simbolismo dei quattro elementi: il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra. La Bibbia, nella Genesi, cita un giardino che si divide in quattro rami, così come nell'iconografia buddista viene utilizzata la rappresentazione di un fiume che si dirama in quattro parti, simboleggiando fertilità ed eternità.


PERCHE' IL FRUTTO PROIBITO ?
Un grande mistero? o forse un grande qui pro quo?! io credo sia un errore di interpretazione, riletture molto ambigue e pilotate ad altri fini non spirituali. Il divieto a livello psicologico è un motore di ricerca come lo è il dubbio per la ragionevolezza, il divieto è grembo di incitamento, come il dubbio è grembo di ricerca della verità. Provate a cambiare la parola frutto proibito con "frutto acerbo" e avrete tutto il vero significato. Non ha senso mettere un albero che non si può toccare solo per attirare l'attenzione, questo sarebbe un azione di un Dio o Re meschino. Che padre metterebbe in un giardino un albero mortale ad un figliolo senza una spiegazione ma soltanto con un divieto? Se l'albero è della conoscenza va preso per capirlo altrimenti che conoscenza acquisteremmo? Se il regalo è per te ma tu lo rubi fai solo una figuraccia, ecco il frutto è per te, lascialo maturare (aspetta il compleanno e ti sarà dato il regalo, non te lo rubare) il frutto cascherà da solo senza toccarlo, se lo vuoi acerbo ti farà solo del male. Così i figli prendono dell'albero quando non sono maturi, non capiscono il divieto e si fanno solo del male.


LA MONTAGNA
Un altro tassello simbolico imprescindibile in molti racconti è la divina montagna. Per i popoli antichi era necessario che ci fosse un Monte che fosse il centro o ombelico del loro mondo sacro, il punto dove questo mondo si erge e cerca di raggiungere il cielo. Il Monte Fuji per il Giappone, l'Himalaya per l'India, ,l'Ebron in Persia, L'Olimpo dei greci, il Libano dei fenici, il Sinai per il popolo errante d'Israele, le Andes per i popoli indiani di America Latina, il Monte Tabor per la trasfigurazione di Gesù... La montagna ti dà l'impressione che il mondo sia ai tuoi piedi, che raggiungi le vette dello spirito (l'aria è molto più pura, fresca e vitale), ma viverci è davvero un utopia (Pietro voleva rimanere con Gesù sul Tabor ma poi fu scoraggiato:) vi si può accampare (fare un esperienza del divino) ma non farvi dimora: siamo umani, devi tornare sulla terra. I saggi spesso vivono secondo le fiabe proprio nelle montagne, perchè la verità è una scalata, la sapienza è una strada in salita molto difficile da raggiungere, perchè la saggezza si annida come le aquile nelle altezze e cresce nella solitudine. La simbologia della Montagna è profondamente radicata in molte tradizioni e riporta sempre ai concetti di stabilità, elevazione, centro. Nello Yoga, colui che ha raggiunto la cima del Monte realizzando, quindi, completamente la sua funzione regale è chiamato Yogaruda. Garuda è l'aquila, capace di elevarsi oltre la cime, ove dimora, e di fissare direttamente il sole (lo Spirito Divino). Essa occupa infatti quel luogo centrale in cui avviene una comunicazione diretta tra il mondo terrestre e quello divino. Le Piramidi non sono altro che montagne umane, donde la loro grande e forza misterica e divina: La forma grafica del triangolo iniziatico è pure una rappresentazione simbolica del Monte la cui base coincide con la terra, mondo della manifestazione corporea (Bhu), la cima tocca il Cielo, regno del non-manifesto (Swar) e lo spazio intermedio, l'atmosfera, raccoglie il mondo della manifestazione sottile (Bhuvar). Le ziqqurat dell’antica Mesopotamia, per esempio, erano montagne divine trasformate architettonicamente. Nell’ antica Cina le montagne coperte di nubi simboleggiavano la terra ferma in cui a turno dominavano lo yin e lo yang.


IL VIAGGIO
Un altro pezzo fondante e non mancante dei puzzle che conformano una fiaba è il viaggio, archetipo che rappresenta il processo di una trasformazione interiore. La vita è un viaggio e le più grandi fiabe hanno un viaggio come cornice aperta: l'Odissea, la Divina Commedia, Marco Polo, il viaggio del popolo d'Israele verso la terra promessa, ecc. Il viaggio è simbolo di un uscire fuori di se stessi alla ricerca di se stessi altro, cioè dell'Io trascendente. Basta uscire da casa la domenica a farsi una passeggiata nei dintorni per far respirare l'anima. Il fatto che oggi i viaggi (facilitati dai mezzi di trasposto) siano diventati quasi una droga, ci fa pensare al nomadismo interiore e psicologico di una società senza Patria, cioè senza conoscenza del proprio destino, come diceva Nietzsche "l'esilio è diventata la nostra Patria". Nel viaggio si cerca sempre una pietra, un anello, un tesoro, un santo Graal, una Principessa... ma infondo non è altro che la nostra vera identità, ecco perchè ala fine di ogni viaggio, alla fine della vita, tutti sentiamo una malinconica sensazione dei posti in cui è trascorsa la nostra infanzia: le origini del'anima.


IL DESERTO
Un altro archetipo simbolico della vita introspettiva immancabile per il suo fascino e complessità. E' un ambiente di transizione, non è terra fertile (Yin) non è cielo propizio (Yang), il cielo si fonde nell'orizzonte con il nulla quindi perdita, morte, desolazione e sopratutto solitudine, per non parlare delle notti: fredde e mordenti. I grandi movimenti spirituali sono nati attraversando il deserto, i primi anacoreti ed eremiti cristiani sono nati nei deserti, Gesù fu condotto nel deserto per essere tentato dal diavolo.... molti sono i punti chiari in tantissime fiabe, leggende e vite di grande anime: si sentono attirati dal demone interiore a fuggire nel deserto del loro cuore e della loro mente, spogliandosi di tutto per il tutto. Jung si meraviglia quando iniziando il suo viaggio interiore si trova proprio qui: "Non pensavo che il mio Sè fosse un deserto... senza una metà... Che cosa faccio qui? ... Nessuno può risparmiarsi l'attesa... Nel deserto è di casa la sofferenza". La morte che si trova nel deserto è la dimostrazione di ciò che tu ti sei lasciato dietro, è la morte del pensiero perché ovunque si guardi l'orizzonte non ha punti di riferimento, persino le dune cambiano di posto col vento proprio come nella mente con i pensieri e le convinzioni quando si trovano di fronte all'assoluto: diventano miraggi e follia. Jung concluse: "Per trovare la propria anima gli antichi andarono nel deserto. Si tratta di una metafora. Gli antichi vivevano i loro simboli, perchè per loro il mondo non era ancora diventato reale: Per questo si recarono nella solitudine del deserto, per insegnarci che il luogo dell'anima è un deserto solitario"  (Libro Rosso Cap IV il deserto). 


L'ORFANO
Questo archetipo ricorre in moltissime fiabe: orfani sono Pinocchio, Cenerentola, Vassilissa, rimane orfana Biancaneve, di Cappuccetto Rosso non si sa nulla del padre e via dicendo. L'orfano è una nostra dimensione interiore che si crea ogni qualvolta ci sentiamo abbandonati, traditi, senza amore, senza una ragione di origine (cioè genitoriale) quando non vediamo una ragione di vita (siamo impotenti come un bambino solo nella strada della vita). 

   Tutte le persone che dentro di sè, nella loro intimità, non sono cresciute, quindi non sono diventare madri e padri di se stessi, non hanno partorito il bambino/a interiore. In quella situazione si crea dentro di noi un vuoto, quello è l'orfano psichico, è una sensazione di sgomento, di voler sempre rinunciare a tutto, di una insicurezza e d'incapacità cronica mentale. L'orfano dobbiamo farlo crescere, ciò comporta lo sviluppo della nostra dimensione psicologica sia femminile (quella spirituale) che maschile (quella della ricerca costante del senso e della conoscenza di se stessi).  Una volta raggiunta questa maturità interiore si rinasce (madre e padre dentro di noi si uniscono e si nasce di nuovo, danno vita al nostro bambino/a interiore), diventiamo indipendenti, padroni di se stessi. Tutto questo per quel che riguarda l'aspetto psicologico, ma ci sentiamo anche orfani a livello esistenziale, cioè creature nell'universo dove ci dicono che c'è un Padre creatore che però sembra scomparso, pare ci abbia abbandonato, anzi alcuni (come Nietzsche) dicono che Dio è morto, siamo orfani. Questo sentirci anche orfani nell'esistenza è un richiamo alla ricerca del senso della vita per farci una ragione, a costruirci un ideale. Non cercare neppure che la religione o la scienza e tanto meno un altra persona ci adottino e si facciano carico di noi, altrimenti resteremmo sempre orfani interiormente e dipendenti dagli altri a livello mentale e sentimentale, quindi affamati e smarriti, appunto come orfani di strada. 

DISTACCO DALLA FAMIGLIA
Jung lo chiamò il processo di individuazione, è il distacco, è un pezzo immancabile in ogni fiaba: gli hobbit abbandonano la Contea, Sherk abbandona la sua palude, Pinocchio smarrisce la strada di casa come Cappuccetto, Hansel e Gretel, Pollicino, Superman deve fuggire da Kripton...ecc, insomma le ragioni sono tante (malattia, ricerca di fortuna, disastro, morte dei genitori, smarrimento) ma il distacco dalla casa genitoriale è imprescindibile per la crescita di un essere umano, perchè  la formazione della Coscienza può avvenire tramite una separazione netta ed irreversibile dal nido famigliare. Nella Bibbia si dice (Genesi 2,18-24) che le persone abbandoneranno la casa genitoriale soltanto quando troveranno l'amore, cioè quando avranno uno scopo oltre il quale si identificheranno con un immagine superiore ai genitori e li porterà a sentirsi se stessi. Gesù nel vangelo ci avverte che questa separazione non è mai priva di dolore, di contrasto e persino di violenza quando disse: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare" (Mt 10,34-35). Noi subiamo tanti distacchi dai genitori fin dalla nascita: il taglio ombelicale è un distacco naturale biologico, poi il distacco dal seno materno, il distacco temporale quando iniziamo ad andare al'asilo, a scuola, il distacco poi economico quando diventiamo autonomi, il distacco fisico quando andiamo via da casa, ma qui si parla di un distacco profondissimo: quello psicologico, liberarci dai condizionamenti, traumi, fobie, aspettative genitoriali, ecc.. Per far questo deve nascere in noi l'eroe che si perde in una foresta, che viene imprigionato, che deve liberare la sua amata dal drago, perchè il perdersi fa nascere in noi la forza di ritrovare la propria strada, il vero Io, il Se assoluto, sfidando tutti i pericoli che ciò comporta, è questo che noi chiamiamo "vocazione" e la sua spinta è il nostro "Daimon". Smettiamo quindi di fare le mamme o i padri ad un uomo di 30 anni o a duna ragazza di 20 (sono malati se ancora li tenete a casa con voi), non allacciate ancora rapporti morbosi (si pensi al cordone ombelicale elettronico tramite cellulari e chat con cui ancora volete stare appiccicati ai vostri figli o genitori), date un taglio anche a questi ponti per il tempo dovuto a dover crescere e trovare la vostra identità. Se non superate questa prova non farete crescere i vostri figli e loro non apprezzeranno mai la famiglia per quello che è: un trampolino di slancio e mai una trincea di rifugio ed ostacolo. 





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