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SE NON DIVENTERETE COME I BAMBINI (presenti nel presente, qui ed ora), NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI (la consapevolezza) - Gesù di Nazareth -

Il Principe Ranocchio


NEL PAESE DELLE MOSCHE IL RE E' UN RANOCCHIO 
"Nei tempi antichi, quando desiderare serviva ancora a qualcosa, c'era un re. Vicino al castello del re c'era un gran bosco tenebroso"... Così inizia la fiaba, tipica cornice che inquadra bene il volere di ogni essere umano: regnare, avere un potere, avere sudditi (oggi li chiamiamo fans!), ma se questo non è il dominio su se stessi, nè regnare sul proprio carattere, nè possedere la propria consapevolezza, allora il volere di essere re ed avere castelli è assurdo, solo materiale, per questo "quando desiderare serviva ancora a qualcosa" si riferisce alla dimensione spirituale e psicologica e non solo materiale. Per questa ragione accanto al castello c'è sempre un bosco fitto oscuro e pericoloso, "tenebroso" disse la nostra fiaba, archetipo della nostra dimensione psichica oscura sconosciuta da esplorare e conquistare. Il re del racconto si rivelerà, dal punto di vista umano, meschino, complice del rospo, che costringe la figlia contro il suo volere a sposarsi (ritaglio di una mentalità patriarcale). Se cerchiamo l'amore guidati soltanto dai valori della leggi o parvenza sociale e non dei valori o sentimenti del cuore, faremo la brutta fine della principessa di questa fiaba finora molto taciuta e velata da finte feste matrimoniali.


LO STAGNO DELL'INCONSCIO
"Sotto un vecchio tiglio, c'era una fontana: nelle ore più calde del giorno, la principessina andava nel bosco e sedeva sul ciglio della fresca sorgente". Ecco un altro archetipo fondamentale, anzi fondante che si somma agli altri come pezzi di un puzzle: il re (la ragione) il suo castello (la verità che regna), il bosco vicino al castello (i pensieri) il tiglio (l'eternità della verità, perchè il tiglio è una pianta molto longeva che può arrivare fino a mille anni d'età, ciò ha ispirato il simbolo della longevità), lo stagno profondo o fontana (l'inconscio). Ed è proprio in questo luogo dove ama passeggiare la figlia del re: l'anima!!!





 LA PACE INTERIORE 


Continua la fiaba: " ... Nelle ore più calde del giorno, la principessina andava nel bosco e sedeva sul ciglio della fresca sorgente...". Ecco la fanciulla della nostra anima che nelle ore più calde della vita, cioè nella noia, nello stress, nelle delusioni, nelle crisi, tutti noi cerchiamo la freschezza del bosco: le ragioni dei pensieri e la forza della vita: l'acqua, la pace interiore che si rispecchia nel simbolo di quella fontana misteriosa che è la nostra coscienza. Ivi ci possiamo sia ritrovare che perderci affondati dentro. A noi la scelta.










IL MEGLIO DI TE E' DENTRO DI TE, MAI FUORI



Prima o poi nella vita tutti noi ci perdiamo, smarriamo la nostra anima, non vediamo un senso all'esistenza, sprofondiamo nella nausea del vivere, e di fatto la fiaba specifica "Quando lei (l'anima) si annoiava, prendeva una palla d'oro (che rappresenta il sè campato in aria, ignaro, inconsapevole), la buttava in alto e la ripigliava; e questo era il suo gioco preferito".... Ecco descritta la spensieratezza delle persone che vivono con l'ansietà di darsi avere e trovare una ragione per la pesantezza della vita... "Ora avvenne un giorno che la palla d'oro della principessa non ricadde nella manina ch'essa tendeva in alto, ma cadde a terra e rotolò proprio nell'acqua. La principessa la seguì con lo sguardo, ma la palla sparì, e la sorgente era profonda, profonda a perdita d'occhio. Allora la principessa cominciò a piangere, e pianse sempre più forte, e non si poteva proprio consolare".





L'INCONTRO CON IL IO SELVAGGIO
Un altro archetipo immancabile: l'incontro con la nostra dimensione selvaggia, sempre rappresentato da un animale, in questo caso il rospo, in alcune versioni citata anche come rana. Secondo Carl Gustav Jung, questo incontro rappresenta il processo d'iniziazione della psiche di una giovane donna. L'ego è la principessa; in quanto vergine, essa percepisce i compagni maschili come animali. ma anche per gli uomini è l'iniziazione della loro parte selvaggia (l'istinto) che incontra la parte nobile o spirituale (la principessa)




IL NOSTRO ROSPO INTERIORE
Qui vediamo la principessa che viene interpellata dal rospo, rispecchia Eva tentata dal serpente, in ballo c'è una palla d'oro da ricuperare come per Eva era un frutto dorato e divino. Gli archetipi sono uguali. E' l'incontro non con il male esteriore, ma con il nostro lato oscuro, quello che noi nascondiamo a noi stessi nel nostro intimo:
" Che hai, principessa? Tu piangi da far pietà ai sassi. Ella si guardò intorno, per vedere donde venisse la voce (la voce sembra venire da un luogo sconosciuto come lo è l'inconscio appunto), e vide un ranocchio, che sporgeva dall'acqua la grossa testa deforme. "Ah, sei tu, vecchio sciaguattone! - disse, - piango per la mia palla d'oro, che m'è caduta nella fonte".
La palla comunque in quanto giocatolo simboleggia la nostra parte infantile che si perde infondo al pozzo, è il momento di passaggio da un età infantile all'età adulta. Ma spesso molte persone non vogliono rinunciare al gioco, alla palla, quando in realtà potremmo continuare a giocare senza bisogno di perdere invece l'innocenza dell'infanzia, anzi preferiamo perdere quell'innocenza e cambiare giocatoli; infatti lei mente a se stessa, vuole la palla a tutti i costi ed allora entra il gioco la tentazione del rospo che rivela a lei quanto lei sia subdola e quanto voglia essere scaltra. Capita un po a tutti noi, inganniamo noi stessi, nascondiamo le nostre tentazioni, ci illudiamo di cambiare gli altri, di usarli, di stare ai loro ricatti per poi chiedere loro in cambio la loro pietà per la nostra bontà ed è così che nasce, come vedremo nei post seguenti, il rapporto sbagliato nella sua iniziazione sessuale e di identificazione personale.



UN GIOCO DI INIZIAZIONE SESSUALE
Fate attenzione: il rapporto che instaura la principessa col rospo è prettamente un rapporto basato su sesso e violenza in base a ricatti psicologici, repressioni inconsce infantili e falsi interessi economici. Adesso vediamo il significato della palla che perde la principessa infondo al pozzo come il processo di maturazione sessuale della donna, da fanciulla a moglie. Lei perde la palla (cioè il giocattolo) infondo al pozzo (la coscienza, l'età adulta che deve iniziare), e trova il rospo (l'istinto selvaggio, la passione) che le disse:
- Chétati e non piangere, ci penso io; ma che cosa mi darai, se ti ripesco il tuo balocco?
- Quello che vuoi, caro ranocchio, - diss'ella, - i miei vestiti, le mie perle e i miei gioielli, magari la mia corona d'oro (cioè tu puoi avere il potere su di me e dominarmi, proprio quello che fanno tante persone che si sottomettono per finto amore che non è altro che ammirazione di ricompensa).
Ecco cosa fanno tante persone: si vendono, basta che dai loro divertimento, ricchezze, che ridai a loro un feticcio o talismano cui sono affezionati in maniera nevrotica e maniacale e loro ti si prestano a tutto. Ma il rospo è diabolico, a lui non servono i vestiti, non vuole che lei si presti ma che si dia,i vestiti non contano, lui vuole chi li indossa, non vuole i gioielli ma il prezzo dell'anima che li porta addosso. Il rospo vuole intimità, rapporto profondo e vero (ma lo propone in maniera falsa). Il disgusto che lei prova non è per il sesso ma perchè lei sa di vendersi, sa di essere incapace di intimità, non sa rinunciare ai balocchi quindi non è pronta per un rapporto libero e profondo e assurdamente cede. Quante donne provano disgusto per alcune proposte sessuali ma non sanno che sono state loro per prima a proporsi nei loro modi o atteggiamenti o semplici intenzioni egoistiche e materiali? Quanti uomini attirano su di se l'attenzione solo nel far vedere come il rospo quanto sono bravi a nuotare, riscattare, fare prodezze ed avere ricchezze da dare ma mai sul esser se stessi?... Il rospo quindi come i serpente dell'Eden non si presenta come un male esteriore, ma rivela il male che tu porti dentro, il modo sbagliato con cui instauri rapporti e relazioni.




L'AMORE TRA LA RICOMPENSA E IL RICATTO
Il moto dell'amore dovrebbe essere la gratitudine, ma spesso si confonde con la ricompensa e il ricatto: "faccio questo perchè so che ti piace, ma spero che ti piaccia tanto che tu faccia quello che piace a me" ... un vero gioco di scambio di egoismi a tornaconto. Questo è un momento della fiaba spesso trascurato nella sua interpretazione psicologica e spirituale: il rospo non chiede a lei INTIMITÀ ma gliela OFFRE in cambio di un servizio:
- "Se mi vorrai bene, se potrò essere il tuo amico e compagno di giochi, seder con te alla tua tavolina, mangiare dal tuo piattino d'oro, bere dal tuo bicchierino, dormire nel tuo lettino: se mi prometti questo mi tufferò e ti riporterò la palla d'oro".
Questa proposta è una vera tentazione, il rospo mette la principessa di fronte alla sua integrità: cosa è più importante per te, quello che sei o quello che vuoi avere? Se il rospo è qualcuno di esteriore a noi (cioè un amante un potenziale ammiratore) allora ci svuotiamo, l'amore diventa ricatto, la passione merce. Se invece il rospo è un potenzialità interiore nostra è la voce del sè che ci chiede: voglio il tuo essere basta che smetti di pensare a te stesso, alle tue stupide palle di gioco, alla materialità.. a quelle ci penso io. Quindi come vedete il rospo può essere o positivo o negativo, tutto dipende sia dall'interpretazione ma questa dipende a sua volta da come noi viviamo la nostra dimensione emotiva: o solo fisica quindi passionale e l'amore finisce solo in sesso oppure spirituale ed allora l'amore ci fa scoprire le falsità che ci condizionano e schiavizzano (compreso il padre, simbolo della tirannia del super io).



NON PENSARE CHE LE OMBRE ALTRUI SIANO IL RIFLESSO DELLA TUA LUMINOSITÀ
La principessa della nostra fiaba, come moltissimi nella vita, sottovalutano le debolezze altrui e pensano di poter cambiare l'amato, di poterlo magari manipolare, di ignorarlo e persino di fregarlo o rigirarselo... appunto come fece lei:
"Ah sì, - diss'ella, - ti prometto tutto quel che vuoi, purché mi riporti la palla. Ma pensava: « Cosa va blaterando questo stupido ranocchio, che sta nell'acqua a gracidare coi suoi simili, e non può essere il compagno di una creatura umana! ». Invece come vedremo nei prossimi post, il ranocchio compie l'impresa e costringe lei a compiere la sua parola alla quale lei rimane non solo legata ma anche condannata. Quante persone si legano a giochi di illusioni e rimangono condannati a vita a matrimoni falliti, a gravidanze indesiderate, a lavori forzati, a mutui da pagare a vita simile come dei veri e propri ergastoli?... e tutti per la soddisfazione di un momento : avere una palla da gioco.





SOLO L'ISTINTO SELVAGGIO SA NUOTARE IN PROFONDITÀ

Il rospo è simbolo dell'istinto selvaggio, la nostra parti più animalesca ma proprio per questa quella più vicina alla natura, all'essenziale. "Ottenuta la promessa, il ranocchio mise la testa sott'acqua, si tuffò e poco dopo tornò remigando alla superficie; aveva in bocca la palla e la buttò sull'erba". La palla è il nostro sè, la consapevolezza interiore, si perde sempre infondo all'inconscio, al pozzo, riavendola è prova di essersi sommersi nelle profondità del proprio spirito, ma soltanto una caduta, una delusione, un fallimento, un forte contrasto con la nostra natura selvaggio o con il nostro lato oscuro può fare moto a questa immersione.





VOGLIAMO ESSERE SE STESSI E QUANDO CI TROVIAMO DAVANTI ALLO SPECCHIO CHIUDIAMO GLI OCCHI
Ecco un momento traumatico nella fiaba: " La principessa, piena di gioia a vedere il suo bel giocattolo, lo prese e corse via.
- Aspetta, aspetta! - gridò il ranocchio: - prendimi con te, io non posso correre come fai tu.
Ma a che gli giovò gracidare con quanto fiato aveva in gola! La principessa non l'ascoltò, corse a casa e ben presto aveva dimenticata la povera bestia, che dovette rituffarsi nella sua fonte.
Quanti di noi vogliamo la verità e poi una volta l'abbiamo davanti la ignoriamo perchè è atroce? quanti di noi vigliamo la libertà ma poi capiamo che siamo costretti a rinunciare a tante schiavitù che amiamo e ci rinunciamo a quella libertà? Quante volte promettiamo di cambiare ma al primo ostacolo facciamo marcia indietro e ci appollaiamo nelle nostre vecchie abitudini? ... ecco la principessa che vuole ingannare il rospo, la sua coscienza, ma non se la caverà facilmente come vedremo nei post seguenti.




IL PEGGIO DI NOI VIENE FUORI NELL'INTIMITÀ TRADITA
Non possiamo tradire noi stessi, si vedono subito le nostre incongruenze, quando cerchiamo di illudere la nostra coscienza vien subito a galla la nostra superficialità. Il rospo chiede intimità lei gliela promette e lui la disturba proprio nella sua intimità: non sentite tante volte il rospo della noia, della depressione, della paura, dell'ansietà proprio dopo aver vissuto momenti di molta pienezza intima? quante volte dopo una vacanza vi viene la delusione? quante volte dopo una serata di sesso vi sentiti nauseati?... è il rospo che vi dice che avete tradito la vostra vera parte interiore, trascurata la vostra anima, ingannata la vostra conoscenza di se stessi.

QUANDO LA MORALE DIVENTA COMPLICE FATALE DEI TUOI TRAUMI 
La fiaba giunge ad un punto cruciale a livello psicologico: appare il Padre (la legge morale, il super IO, la coscienza morale, il giudice). Il re si accorse che le batteva forte il cuore alla principessa, e disse: - Di che cosa hai paura, bimba mia? Davanti alla porta c'è forse un gigante che vuol rapirti? - Ah no, - rispose ella, - non è un gigante, ma un brutto ranocchio.
- Non sai più quel che ieri m'hai detto vicino alla fresca fonte? Figlia di re, piccina, aprimi!
Allora il re disse: - Quel che hai promesso, devi mantenerlo; va' dunque, e apri.
Ecco il principio morale: MANTENERE LA PAROLA DATA. Con questo moto il re obbliga di aprire la porta, cioè il cuore ad un sentimento che non le appartiene, che non è vero, che non è maturo, che non giova alla principessa. Il re salva la faccia morale sacrificando la figlia, proprio come fanno i politici col popolo, oppure i falsi religiosi con i fedeli, o come facciamo tanti di noi che seguiamo dei precetti solo per legalismo trattenendo e reprimendo dentro di noi dei veri sentimenti. Non vi meravigliate dunque se spesso persone che apparentemente sono molto corrette, sono altrettanto tristi, dure, acide, intransigenti, persino spietate: loro nascondono i loro traumi e difetti dietro grandi ideali di lealtà, onestà e perfezione.


QUANDO FAI IL BENE PER DOVERE E NON PER VOLERE SPOSI IL TUO ROSPO INTERIORE 

La fiaba ci dimostra a questo punto il risultato di aver scelto il bene non per volere bensì per dovere, per salvaguardare le apparenze, per seguire il volere del padre, della società, della comitiva, ecc... Il rospo ( che in questo caso è il malessere della coscienza) non farà altro che infastidire la vita intima della principessa (dell'anima), ecco il peso dello stress, della depressione, della noia, dell'ansietà che vivono tante persone senza sapere il perchè.... ecco come lo racconta la fiaba:
La principessa esitò, ma il re le ordinò di farlo. Appena fu sulla sedia, il ranocchio volle salire sul tavolo e quando fu sul tavolo disse: "Adesso avvicinami il tuo piattino d'oro, perché mangiamo insieme". La principessa obbedì, ma si vedeva benissimo che lo faceva controvoglia. Il ranocchio mangiò con appetito, ma a lei quasi ogni boccone rimaneva in gola. Infine egli disse: " Ho mangiato a sazietà e sono stanco; adesso portami nella tua cameretta e metti in ordine il tuo lettino di seta: andremo a dormire".


NON ESISTE L'INTIMITÀ SENZA LA LIBERTÀ

Prosegue la fiaba: " La principessa si mise a piangere: aveva paura del freddo ranocchio, che non osava toccare e che ora doveva dormire nel suo bel lettino pulito ". Molte persone non riesco ad avere un intimità con se stesse, dentro hanno il freddo dell'inconsapevolezza, dell'incongruenza, di una vita fatta di falsi compromessi. Ma lo fanno forzati, costretti dalle apparenze, dalle leggi morali, ecco rientrare quindi in scena il padre: "Ma il re andò in collera e disse: Non devi disprezzare chi ti ha aiutato nel momento del bisogno". Ecco la falsa gratuita, quella di facciata e convenzionalità, quella che custodisce la legge ma non si cura della persona che trascura la legge.

LO SAPEVATE CHE ? .. ALTRO CHE BACIO

La leggenda del bacio che trasforma il rospo in principe è un luogo comune, una vera leggenda metropolitana che però NON ESISTE! Nella versione originale dei fratelli Grimm il bacio non viene mai dato, anzi, la principessa si stufa delle pretese del rospo ed adirata lo scaraventa contro un muro ( Il bacio sorge col tempo quando altre fiabe si interpolano tra di loro, come il bacio che la Bella dà alla Bestia o come il Bacio che fa risorgere Biancaneve; spesso alla massa arriva l'interpretazione libera che fa la Walty Disney nei loro film). Ma il fatto che in questa fiaba non ci sia un bacio ma una botte è altrettanto alchimia: non tutte le persone cambiano il lor femmineo (la psiche femminile) con dolcezza e buoni consiglia, ma hanno bisogno di frustrazioni e colpi duri della vita: Il colpo fa sì che l'incantesimo si INFRANGA per davvero letteralmente e il principe nasca come uscito da un urto, da un bocciolo o guscio spaccato e il significato allora è chiaro: alcune persone diventano migliori (dei principe) solo con le botte, quando sbattono la testa al muro!!!.

RANOCCHIO DI MERDA
Da quanto detto precedentemente, abbiamo capito che il bacio tra la principessa e il ranocchio nella fiaba originale non è mai avvenuto. Quando il ranocchio è la rappresentazione di un qualcosa di esteriore a noi o di qualcuno che ci manipola e condiziona, allora dobbiamo disfarci, allontanarci, rinunciarvi a queste persone po situazioni... Il ranocchio prima le propone di barattare i sentimenti (se mi dai intimità io ti do la palla d'oro), poi la ricatta (se non dormi con me glielo dico a tuo padre).... State alla larga di persone a cui dovete vendervi, a cui dovete dar in prestito il vostro corpo e le vostre passioni, a cui dovete tacere i vostri pensieri, a cui dovete servire altrimenti vi impongono il fardello della punizione paterna... eliminate anche cose che vi legano la vita (vizi, manie, fissazioni, mentalità fanatiche, ecc...) sono tutti rospi. Nella fiaba la principessa NON BACIA questo rospo, lo si bacia quando il rospo rappresenta una nostra dimensione interiore (quindi un nostro aspetto negativo da accettare: ecco il bacio fastidioso che produce nausea, cioè l'accettazione dei nostri errori, traumi, limiti ma una volta compresi, capiti, accettati quindi baciati, ci liberiamo e diventano Principe o attitudine bellissime); or dunque se il rospo è fuori di noi va evitato, proprio come fece la principessa: " Allora la principessa andò in collera, lo prese e lo gettò con tutte le sue forze contro la parete: - Adesso starai zitto, brutto ranocchio!".

LA TRASFORMAZIONE INTERIORE
I Grimm la pubblicarono già nella loro prima raccolta di fiabe popolari nel 1812, ed era la fiaba che apriva la raccolta. Annotarono anche versioni in cui la principessa decapita il ranocchio o gli brucia la pelle, ed una più mite in cui invece gli permette di dormire per tre notti sul suo cuscino. Traducendo la fiaba per il pubblico inglese, nel 1823, Edgard Taylor ritenne più opportuno far dormire il ranocchio sul cuscino. Come, quando, chi per la prima volta passò dal cuscino al bacio non è ben chiaro, ma per una mentalità in cui la donna era sottomessa, farla apparire padrona del proprio destino non era forse il momento opportuno. Baciare un rospo ben si sa è viscido e schifoso, sta a rappresentare la nostra capacità di accettazione interiore di una nostra limitazione o incapacità: Allora la principessa andò in collera, lo prese e lo gettò con tutte le sue forze contro la parete: - Adesso starai zitto, brutto ranocchio!
Ma quando cadde a terra, non era più un ranocchio: era un principe dai begli occhi ridenti".
Del principe si mette in risalto "gli occhi ridenti" cioè lo sguardo della felicità o della consapevolezza pacifica, ridente, gioiosa, proprio il frutto che si acquista con la trasformazione interiore dell'anima che ha raggiunto la maturità.

IL ROSPO DELLE NOSTRE APPARENZE
Nella fiaba si nota bene la trasformazione anche del rospo in principe: Il ranocchio, col suo essere prima girino, allude ai mutamenti fisici dell’adolescenza anche a livello psicologico dove noi giochiamo con i sentimenti, la parte maschile è ancora in preda all'eterno Peter pan che desidera solo giocare. La palla d’oro è il senso d’interezza che viene perso col passaggio alla pubertà e di fatti di questa palla non se ne parlerà mai più, perchè il senso bambino di onnipotenza una volta perso è perso per sempre, di quando era come se giocassimo con una palla d’oro. Il rospo non è altro che la nostra apparenza sociale birichina che sta al gioco della vita: quello che si comporta bene per l'apparenza, perchè è un lecca piedi del re, perchè è un ruffiano, furbo nei sentimenti acquistati con l'inganno, è la nostra parte selvaggia che si adatta ma non è mai soddisfatta, sincera, veritiera. Infatti la fiaba per questo conclude: " Per volere del padre, egli era il suo caro compagno e sposo ", ecco l'anima che sposa compromessi non voliti, lavori forzati che non ci piacciono, matrimoni in cui scopriamo che l'amore non esiste ma ormai incastrati con figli e mutui, non si trova il coraggio di scaraventare tutto e mandarlo al muro per ritrovare in noi il governo della propria vita: il principe bello della ragione. Or dunque i due aspetti psichici dell'anima entrano in armonia, sia il femmineo (la principessa) che il maschile (il ranocchio), intuizione ed istinto, sensibilità e ragione, la libertà e l'istinto selvaggio, possono riposare insieme per poi insieme cominciare il viaggio verso il più magnifico dei regni della consapevolezza.


IL ROSPO CHE LA PRINCIPESSA NASCONDEVA DENTRO DI SE
La fiaba per eccellenza che ribalda gli archetipi è la versione moderna di Shrek, dove Fiona ha un incantesimo al rovescio: è un orchessa ma per incantesimo diventa bella, un po come quasi tutti noi: davanti all'incantesimo della società tendiamo ad apparire magicamente belli, ma nel privato siamo dei rospi e degli orchi. Nella fiaba della Principessa lei si rispecchia nel ranocchio e tira fuori anche il peggio di lei: una bambina che non rinuncia alla palla (al gioco, quindi all'infanzia) una ragazza che gioca con i sentimenti, che si baratta, una ragazza che a denti stretti ubbidisce il padre ma di nascosto fa come le pare picchiando il rospo... tutto questo vivere contraddittorio mette proprio in risalto che è solo attraverso questa nostra incongruenza che noi riusciamo a cogliere i nostri limiti, appunto per superarci, se non trasgrediamo mai non sapremo mai di essere rimasti dentro i confini dello scontato e, di conseguenza, di non essere mai andati oltre le apparenze, trascendendo i nostri ostacoli.


AMA IN ME IL ROSPO CHE E' NASCOSTO IN TE
Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola, affrontandola. Questo rospo altrui Jung lo chiamava "la parte Ombra" di noi stessi. quel lato della personalità che è presente in ciascuno di noi ma che, a livello cosciente, rifiutiamo. L'Ombra raccoglie tutti quelli che consideriamo "difetti", le debolezze, i lati oscuri, i più aggressivi e inaccettabili. Jung la definiva "ciò che non vorremmo essere". È una definizione illuminante e ci mostra come, molto spesso, le reazioni di rifiuto verso qualcuno che, "a pelle", non sopportiamo si radichino proprio nel rapporto che abbiamo con la nostra Ombra. Nell'altro, insomma, scorgiamo qualcosa che non accettiamo di noi stessi. Se lo accogliamo superiamo automaticamente noi stessi, perchè il fastidio viene interiorizzato ed accolto come comprensione e da ciò nasce la compassione ed amore fraterno.


QUANDO SEI LA PALLA DI TURNO... IL TRANSFERT 
Nei rapporti di coppia entrano sempre in conflitto sia i limiti che gli eccessi, un po come nei puzzle: concavi e convessi che apparentemente con s'integrano pur simili. Dunque le virtù dell'uno fanno sentire incompetente l'altro e i suoi limiti ci fanno sentire non alla sua altezza (o bassezza!!!), per cui momenti di inadeguatezza e di incomprensione sono frequenti. Per questa ragione i difetti che noi abbiamo con un partner spesso diventano le qualità che abbiamo con un altro partner: con la moglie silenzioso e con l'amante capace di dialogo; con il marito frigida e con l'amante focosa. Non vi meravigliate se il vostro ex marito che a casa non vi lavava un piatto finisca persino per fare di mangiare alla sua nuova compagna e se la vostra ex moglie che aveva sempre male di testa al letto, con il nuovo amante faccia sesso tutti i giorni. Quando una coppia vive un rapporto attraverso un transfert scarica sull'altro il peggio di sè per uscirne in meglio per sè, l'altro diventa proprio come un passaggio di controllo, di revisione, di lavaggio.

CHI ERA ENRICO DI FERRO IL FEDELE ? 

La fiaba del ranocchio finisce in modo del tutto particolare, sembrerebbe quasi un aggiunta a sorpresa: "La mattina dopo, quando il sole li svegliò (ecco la luce della consapevolezza), arrivò una carrozza (il corpo che trascina l'anima) con otto cavalli bianchi (il numero della perfezione divina 7+1) e dietro c'era il servo del giovane re, il fedele Enrico (chi ci serve in tutti i momenti se non il cuore?) Enrico si era così afflitto, quando il suo padrone era stato trasformato in ranocchio (ecco il cuore sofferente), che si era fatto mettere tre cerchi di ferro intorno al cuore, perché non gli scoppiasse dall'angoscia (il ferro è la durezza del cuore quando è in preda all'ignoranza, ai condizionamenti, ai traumi, ecc... I tre cerchi stanno proprio a rappresentare le potenze dell'anima testa-cuore, intelletto-volontà, ragione-amore che sono legate tra di loro dalla terza potenza che le libera o le schiavizza: consapevolezza o ignoranza). Era ovvio che questo servitore (corpo) portasse l'anima nel nuovo regno, ma ... "Quando ebbero fatto un tratto di strada, il principe udì uno schianto, come se dietro a lui qualcosa si fosse rotto. Allora si volse e gridò:
- "Enrico, qui va in pezzi la carrozza!"
- "No, padrone, non è la carrozza, Bensì un cerchio del mio cuore".
Perfetta descrizione del cuore che si libera delle sue catene o condizionamenti psicologici o ignoranza razionale o insensibilità di cuore, tutti e tre i cerchi si sono spezzate e le anime che vivono questo percorso sanno quanta leggerezza accompagna il viaggio verso il regno della padronanza di se stessi.

ALLA RICERCA DEL BACIO MAI AVUTO
Famosissima fiaba dei fratelli Grimm che ha avuto diverse interpretazioni il che ha portato davvero a portare fuori dalle fonti originali il vero senso della fiaba, alcune versioni molto libere come gli adattamenti fatti dalla Disney. Prima di iniziare l'analisi ecco un breve riassunto della fiaba: 
Nei tempi antichi, quando desiderare serviva ancora a qualcosa, c'era un re. Vicino al castello del re c'era un gran bosco tenebroso e nel bosco, sotto un vecchio tiglio, c'era una fontana: nelle ore più calde del giorno, la principessina andava nel bosco e sedeva sul ciglio della fresca sorgente; e quando si annoiava, prendeva una palla d'oro, la buttava in alto e la ripigliava; e questo era il suo gioco preferito. Ora avvenne un giorno che la palla d'oro della principessa non ricadde nella manina ch'essa tendeva in alto, ma cadde a terra e rotolò proprio nell'acqua. La principessa la seguì con lo sguardo, ma la palla sparì, e la sorgente era profonda, profonda a perdita d'occhio. Allora la principessa cominciò a piangere, e pianse sempre più forte, e non si poteva proprio consolare. E mentre così piangeva, qualcuno le gridò: - Che hai, principessa? Tu piangi da far pietà ai sassi.
Ella si guardò intorno, per vedere donde venisse la voce, e vide un ranocchio, che sporgeva dall'acqua la grossa testa deforme. Ah, sei tu, vecchio sciaguattone! - disse, - piango per la mia palla d'oro, che m'è caduta nella fonte.
- Chétati e non piangere, - rispose il ranocchio, - ci penso io; ma che cosa mi darai, se ti ripesco il tuo balocco?
- Quello che vuoi, caro ranocchio, - diss'ella, - i miei vestiti, le mie perle e i miei gioielli, magari la mia corona d'oro.
Il ranocchio rispose: - Le tue vesti, le perle e i gioielli e la tua corona d'oro io non li voglio: ma se mi vorrai bene, se potrò essere il tuo amico e compagno di giochi, seder con te alla tua tavolina, mangiare dal tuo piattino d'oro, bere dal tuo bicchierino, dormire nel tuo lettino: se mi prometti questo; mi tufferò e ti riporterò la palla d'oro.
- Ah sì, - diss'ella, - ti prometto tutto quel che vuoi, purché mi riporti la palla.
Ma pensava: « Cosa va blaterando questo stupido ranocchio, che sta nell'acqua a gracidare coi suoi simili, e non può essere il compagno di una creatura umana! »
Ottenuta la promessa, il ranocchio mise la testa sott'acqua, si tuffò e poco dopo tornò remigando alla superficie; aveva in bocca la palla e la buttò sull'erba. La principessa, piena di gioia aI vedere il suo bel giocattolo, lo prese e corse via.
- Aspetta, aspetta! - gridò il ranocchio: - prendimi con te, io non posso correre come fai tu.
Ma a che gli giovò gracidare con quanta fiato aveva in gola! La principessa non l'ascoltò, corse a casa e ben presto aveva dimenticata la povera bestia, che dovette rituffarsi nella sua fonte.
Il giorno dopo, quando si fu seduta a tavola col re e tutta la corte, mentre mangiava dal suo piattino d'oro - plitsch platsch, plitsch platsch - qualcosa salì balzelloni la scala di marmo, e quando fu in cima bussò alla porta e gridò: - Figlia di re, piccina, aprimi!
Ella corse a vedere chi c'era fuori, ma quando aprì si vide davanti il ranocchio. Allora sbatacchiò precipitosamente la porta, e sedette di nuovo a tavola, piena di paura. Il re si accorse che le batteva forte il cuore, e disse: - Di che cosa hai paura, bimba mia? Davanti alla porta c'è forse un gigante che vuol rapirti?
- Ah no, - rispose ella, - non è un gigante, ma un brutto ranocchio.
- Non sai più quel che ieri m'hai detto vicino alla fresca fonte? Figlia di re, piccina, aprimi!
Allora il re disse: - Quel che hai promesso, devi mantenerlo; va' dunque, e apri -.
Ella andò e aprì la porta; il ranocchio entrò e, sempre dietro a lei, saltellò fino alla sua sedia.
Lì si fermò e gridò: - Sollevami fino a te.
La principessa esitò, ma il re le ordinò di farlo. Appena fu sulla sedia, il ranocchio volle salire sul tavolo e quando fu sul tavolo disse: - Adesso avvicinami il tuo piattino d'oro, perché mangiamo insieme.
La principessa obbedì, ma si vedeva benissimo che lo faceva controvoglia.
Il ranocchio mangiò con appetito, ma a lei quasi ogni boccone rimaneva in gola. Infine egli disse: - Ho mangiato a sazietà e sono stanco; adesso portami nella tua cameretta e metti in ordine il tuo lettino di seta: andremo a dormire.
La principessa si mise a piangere: aveva paura del freddo ranocchio, che non osava toccare e che ora doveva dormire nel suo bel lettino pulito.
Ma il re andò in collera e disse: - Non devi disprezzare chi ti ha aiutato nel momento del bisogno.
Allora ella prese la bestia con due dita, la portò di sopra e la mise in un angolo.
Ma quando fu a letto, il ranocchio venne saltelloni e disse: - Sono stanco, voglio dormir bene come te: tirami su, o lo dico a tuo padre.
Allora la principessa andò in collera, lo prese e lo gettò con tutte le sue forze contro la parete: - Adesso starai zitto, brutto ranocchio!
Ma quando cadde a terra, non era più un ranocchio: era un principe dai begli occhi ridenti.
Per volere del padre, egli era il suo caro compagno e sposo.
Le raccontò che era stato stregato da una cattiva maga e nessuno, all'infuori di lei, avrebbe potuto liberarlo. Il giorno dopo sarebbero andati insieme nel suo regno. Poi si addormentarono.




















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