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SE NON DIVENTERETE COME I BAMBINI (presenti nel presente, qui ed ora), NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI (la consapevolezza) - Gesù di Nazareth -

Il Piccolo Principe


Tutti i grandi sono stati bambini una volta
(ma pochi di essi se ne ricordano)

Il piccolo principe non è altro che una metafora dell'infanzia in parte perduta, in parte traumatica, in parte ancora da rivivere e riscattare che ognuno di noi porta dentro con sè. Ragione per cui è un libro sempre attuale ed adatto ad ogni persona. 

Antoine de Saint-Exupèry



GLI ADULTI NON VEDONO LA GRANDEZZA NASCOSTA IN CIO CHE PER I BAMBINI E' OVVIO... I BAMBINI SENTONO OLTRE, MENTRE GLI ADULTI VOGLIONO VEDERE OLTRE
Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: "Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?". Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinché vedessero chiaramente che cos'era, disegnai l'interno del boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi. 


ESSERE ALL'ALTEZZA DI UN BAMBINO, IMPRESA IMPOSSIBILE PER GLI ADULTI
Non vi sembra di vivere oggi tra persone con cui possiamo parlare solo di calcio, sesso, denaro, lavoro, carriera... ecc? eppure sembrano di essere intelligenti e di mente aperta, appunto lo sapeva bene il Piccolo Principe: 


Quando ne incontravo uno che mi sembrava di mente aperta, tentavo l'esperimento del mio disegno... Ma,chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva: "É un cappello". E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte. E lui era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile. Cosi ho trascorso la mia vita solo, senza nessuno cui poter parlare.




TROVA LA COMPAGNIA NELLA SOLITUDINE
Ci sono tutti gli archetipi dell'anima che inizia il viaggio introspettivo nella cornice in cui incomincia il dialogo col Piccolo Principe:
- "... ebbi un incidente col mio aeroplano, nel deserto del Sahara". Di solito l'incidente nella vita ci riposta sempre a pensare e valutare l'essenziale. Il deserto è per antonomasia immagine e simbolo del cuore e l'anima nella solitudine totale con se stessa.
- "... Potete immaginare il mio stupore di essere svegliato all'alba da una strana vocetta: "Mi disegni, per favore, una pecora?" . Ecco la vocetta di cui spesso noi diamo anche il nome di coscienza. 
Ma la coscienza agli inizi è addormentata ecco perchè una pecora, segue il gregge, omologata, dispersa e smarrita nel mucchio.




NON SI PUÒ INGANNARE L'INCONSCIO
Per la prima volta incontra una persona che capisce il suo disegno infantile, la sua coscienza, il suo segreto, ma pensando di ingannarlo si ritrova ad essere scoperto, questa è la prova che noi non possiamo ingannare la nostra coscienza, alcuni mentono anche a se stessi, ma l'inconscio dice sempre la verità: "Per piacere, disegnami una pecora! "... e gli dissi, un po' di malumore, che non sapevo disegnare. Mi rispose: "Non importa. Disegnami una pecora! "Non avevo mai disegnato una pecora e allora feci per lui uno di quei due disegni che avevo fatto tante volte: quello del boa da di fuori; e fui sorpreso di sentirmi rispondere:"No, no, no! Non voglio l'elefante dentro al boa. Il boa e molto pericoloso e l'elefante molto ingombrante.



LA LOGICA DELL'INCONSCIO E' ILLOGICA
Dopo aver fatto 3 disegni di pecore rifiutati... una pecora era malata, l'altra sembrava un ariete e l'ultima vecchia... Questa volta la mia pazienza era esaurita, avevo fretta di rimettere a posto il mio motore. Buttai giu un quarto disegno. E tirai fuori questa spiegazione: "Questa e soltanto la sua cassetta. La pecora che volevi sta dentro". Fui molto sorpreso di vedere il viso del mio piccolo giudice illuminarsi: "Questo e proprio quello che volevo". Ecco finalmente torva uno che ha la logica di vedere oltre ciò che sembra assurdo, proprio come il suo disegno del capello. Questo è il dialogo giusto che si deve instaurare con la nostra vocina inconscia, attraverso i simboli, le allegorie, le fiabe, le analogie... la logica dell'inconscio è irrazionale, perchè non è analitica bensì analogica.



FEDE O SUPERSTIZIONE ?
Cosa c'è dentro quella scatola? Una pecora...
Cosa c'è dentro quel tabernacolo? Un Dio...
Nel piccolo principe questo passaggio è fondamentale per comprendere che spesso confondiamo il mistero con la autosuggestione mentale, la fede con la superstizione. Il Pilota si sbarazza del piccolo principe rinchiudendo la pecora che non sapeva disegnare dentro una scatola, proprio come fanno molti con la fede, rinchiudendola dentro dogmi, come fanno molti con la giustizia richiudendola dentro leggi e precetti, come fanno molti con l'amore rinchiudendolo dentro vizi, pretese, capricci, richieste egoistiche. Faremo quindi bene a sapere che cosa c'è anche dentro la nostra scatola cranica, se sapienza o illuminata stupidità.

NON CONFONDETE L'UMILTÀ CON L'UMILIAZIONE

Viviamo in un mondo dove si è perso di vista il significato della parola "umiltà" che è la capacità di vedere col cuore ogni cosa nella sua grandezza senza il bisogno di vantarsene e neppure di farne una competizione. Oggi essere umili equivale invece ad essere vili, umiliati, sotto classe, per questo regna l'apparenza, l'orgoglio, la vanità e il carrierismo. Niente a che vedere col mondo interiore da cui proveniamo, proprio come lo puntualizza ed ammonisce spesso il piccolo Principe: "Perché dove vivo io, tutto è molto piccolo!". Chi è privo di umiltà sarà quindi incapace di conoscere il mondo interiore, il cui ingresso è piccolo, non ci può passare un cuore grande di vanità e presunzione, "è una via - come disse Gesù - stretta e molto sinuosa", non ci passano le grandi macchine da corsa !!!.


L'INCONSCIO NON ASCOLTA, PARLA E BASTA.
Molti non sanno qual è l'approccio al mondo interiore, voglio subito risposte e soluzioni, invece l'inconscio è come un bambino chiacchierone, parla sì tanto che ci potrebbe anche infastidire: "Ci misi molto prima di capire da dove venisse. Il piccolo principe, che mi faceva una domanda dopo l'altra, parava che non sentisse mai le mie".



SE VUOI VOLARE USA L''ANIMA, SE VUOI VIAGGIARE USA IL CUORE
- "Che cos'e questa cosa?"
- "Non e una cosa… vola. E un aeroplano. E il mio aeroplano". Ero molto fiero di fargli sapere che volavo. Allora grido:
- "Come? Sei caduto dal cielo!"
- "Si", risposi modestamente.
- "Ah! Questa e buffa!"
E il piccolo principe scoppio in una bella risata che mi irrito. Voglio che le mie disgrazie siano prese sul serio. Poi riprese:
- "Allora anche tu vieni dal cielo! Di quale pianeta sei?"
Intravidi una luce, nel mistero della sua presenza, e lo interrogai bruscamente:
- "Tu vieni dunque da un altro pianeta?"
Ma non mi rispose. Scrollo gentilmente il capo osservando l'aeroplano.
- "Certo che su quello non puoi venire da molto lontano!"
Questo dialogo vale nello stesso modo per la nostra dimensione spirituale: se voli solo con mezzi materiali, se piloti in menti e in cuor soltanto baggianate non puoi venire che dalla superficie terrestre. Sarà il Piccolo Principe ad insegnare a volare veramente con l'anima al nostro Io. L'incidente aereo in mezzo al deserto (cioè la finitezza della vita) è simbolicamente una dimostrazione della frustrazione umana del voler essere divino a rischio di smarrirsi.


NON PUOI LEGARE LA LIBERTÀ
Il mistero dello spazio infinito sta nel essere grandi quanto l'infinito, ma se questo si presenta piccolissimo, allora l'umiltà è l'unica forma di esserci dentro questo pianeta, ecco qui il perchè il Piccolo Principe non capisce il senso dei guinzagli ... "Se sei buono ti darò pure una corda per legare la pecora durante il giorno. E un paletto" La mia proposta scandalizzo il piccolo principe. "Legarla? Che buffa idea!" "Ma se non la leghi andrà in giro e si perderà… ". Il mio amico scoppio in una nuova risata: "Ma dove vuoi che vada!". "Dappertutto. Dritto davanti a sé!" E il piccolo principe mi rispose gravemente: "Non importa, e talmente piccolo da me!" E con un po' di malinconia, forse, aggiunse: "Dritto davanti a sé non si può andare molto lontano!".
Mistero profondo, credere che la libertà sia muoversi in uno spazio infinito, quando in realtà è occupare tutto l'infinito fino a renderlo uno spazio irrisorio. 
Le persone si perdono facilmente perchè hanno un Ego troppo grande, se imparassero ad avere un pianeta interiore come quello del piccolo principe nulla potrebbe in loro smarrirsi.



IL MONDO ASSURDO DELL'AVERE CONTRO L'ESSERE
Anche il Piccolo Principe dà enfasi a questa ferita esistenziale: la gente è più preoccupata per avere cose che per essere se stessa: Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: "Qual e il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?". Ma vi domandano: "Che eta ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?" Allora soltanto credono di conoscerlo. Se voi dite ai grandi: "Ho visto una bella casa di mattoni rosa, con dei gerani alle finestre, e dei colombi sul tetto", loro non arrivano a immaginarsela. Bisogna dire: "Ho visto una casa di centomila lire", e allora esclamano: "Com'è bella".

NON IMPORTA COSA HAI DETTO MA SE HAI IL PERMESSO DI DIRLO... SIAMO NEL PIANETA DEI PROPRIETARI DELLA VERITÀ LIBERA 
Io sono un libero pensatore, ovvio non sono un Einstein, non sono un Socrate, ma quando dico qualcosa che potrebbe essere interessante alcuni (forse amanti delle certezze bollate... dunque insicuri nella loro stessa consapevolezza) chiedono subito le garanzie scientifiche e letterarie, vogliono citazioni, autori AUTORIZZATI (come se la verità uscisse soltanto dalle persone con dei permessi e privilegi sociali), perchè a costoro non interessa quello che tu dici ma chi sei tu a livello sociale, se sei quindi un cretino ma sei famoso quello che dici è interessante per forza e per legge. Sono come coloro di cui parla il Piccolo Principe: Questo asteroide e' stato visto una sola volta al telescopio da un astronomo turco. Aveva fatto allora una grande dimostrazione della sua scoperta a un Congresso Internazionale d'Astronomia. Ma in costume com'era, nessuno lo aveva preso sul serio. I grandi sono fatti cosi'. Fortunatamente per la reputazione dell'asteroide B 612 un dittatore turco impose al suo popolo, sotto pena di morte, di vestire all'europea. L'astronomo rifece la sua dimostrazione nel 1920, con un abito molto elegante. E questa volta tutto il mondo fu con lui. Se vi ho raccontato tanti particolari sull'asteroide B 612 e se vi ho rivelato il suo numero, è proprio per i grandi che amano le cifre (le citazioni, le marche da bollo, le firme con tanto di notaio... quanto sono grandi!!!). Non dimenticate che ai tempi, Einstein e Socrate sono stati criticati perchè non potevano ratificare i loro pensieri con citazioni autorevoli altrui.



NON FATEVI METTERE RADICI DALLE CATTIVE ABITUDINI
"I baobab prima di diventare grandi cominciano con l'essere piccoli".
La storia del Baobab del piccolo principe è davvero educativa, dimostra come nel nostro cuore o pianeta, i vizi, le cattive abitudini, le emozioni distruttive possono essere tenute a bada se piccole vengono strappate o mangiate, come il baobab dalla pecora, se invece crescono distruggono tutto e sarà impossibile per una pecora divorare un Baobab.
Bisogna costringersi regolarmente a strappare i baobab appena li si distingue dai rosai ai quali assomigliano molto quando sono piccoli. E un lavoro molto noioso, ma facile".
Dunque dobbiamo semplicemente avere una pecora (l'istinto) che bruca (ragiona) e appena spunta un Baobab (tendenza distruttiva in quanto gigantesca) la divora e tiene a bada le radici del male.



IL TRAMONTO... NON TUTTO QUELLO CHE FINISCE E' BRUTTO.

Il tramonto è la prova esistenziale di quanto possa essere bella una fine. Se imparassimo a vedere la fine di un rapporto, di un amore e persino della stessa vita come un tramonto, allora la paura della fine scomparirebbe. Questo è l'insegnamento profondo e nascosto del piccolo principe.
- "Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo a vedere un tramonto…"
- "Ma bisogna spettare…"
- "Aspettare che?"
- "Che il sole tramonti…"
Infatti. Quando agli Stati Uniti e mezzogiorno tutto il mondo sa che il sole tramonta sulla Francia. Basterebbe poter andare in Francia in un minuto per assistere al tramonto. Sfortunatamente la Francia è troppo lontana. Ma sul tuo piccolo pianeta ti bastava spostare la tua sedia di qualche passo. E guardavi il crepuscolo tutte le volte che lo volevi… "Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatré volte!".
Perchè dunque volete essere così grandi voi uomini? non sapete che se avete un cuore piccolo (cioè umile) potrete vedere in esso la fine, la morte, la delusione, come un tramonto che non vi tocca?, potete ingannare il tempo, perchè nell'eternità non esiste la corsa del tempo, basterebbe spostare la sedia della vostra ragione più in là (cioè guardare oltre, ecco la consapevolezza) per vedere tutte le fine o tramonti che desidereresti senza subire la tristezza della finitezza stessa.
"Sai.. quando si e molto tristi si amano i tramonti…"
"Il giorno delle quarantatré volte eri tanto triste?" Ma il piccolo principe non rispose (ovvio perchè aveva vinto la tristezza.... a buon intenditori poche parole e tanti tramonti).



LE PASSIONI NON SONO NE BUONE NE CATTIVE, VANNO VISSUTE PRIMA CHE RAGIONATE. Le passioni sono delle forze interiori che ci spingono verso una metà desiderata, sono spinte, impulsi, moti, non sono nè buone nè cattive, siamo noi a dar loro un orientamento, una direzione verso il male o il bene, ma finchè non vediamo i loro frutti non possiamo giudicarle (Per questo è inutile a chi non ha vissuto una passione darle un consiglio, non lo capirà mai, la passione sente, non ragiona). Sono come la pecora che mangia sia l'arbusto o l'erbaccia, ma anche può divorare un fiore pregiato.
- "Una pecora se mangia gli arbusti, mangia anche i fiori?"
- "Una pecora mangia tutto quello che trova".
- "Anche i fiori che hanno le spine?"
- "Si. Anche i fiori che hanno le spine".
- "Ma allora le spine a che cosa servono?"
- "Le spine non servono a niente, e' pura cattiveria da parte dei fiori".
- "Non ti credo! I fiori sono deboli. Sono ingenui.
Si rassicurano come possono. Si credono terribili con le loro spine... Parli come i grandi!".
Infatti quello che noi vediamo come un male (la spina) è invece un bene per la rosa. Per questa ragione è assai difficile valutare quale sia il bene o il male di una passione, anzi non lo si può fare se non attraverso i risultati finali.



IL PIANETA INCALCOLABILE DEL SIGNORE CALCOLATORE ... 
Il piccolo principe era veramente irritato. Scuoteva al vento i suoi capelli dorati.
- "Io conosco un pianeta su cui c'e' un signor Chermisi. Non ha mai respirato un fiore. Non ha mai guardato una stella. Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni. E tutto il giorno ripete come te: <Io sono un uomo serio! Io sono un uomo serio!> e si gonfia di orgoglio. Ma non e' un uomo, e' un fungo!"
- "Che cosa?"
- "Un fungo!"
Il piccolo principe adesso era bianco di collera.
- "Da migliaia di anni i fiori fabbricano le spine . Da migliaia di anni le pecore mangiano tuttavia i fiori. E non e' una cosa seria cercare di capire perche' i fiori si danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che non servono a niente? Non e' importante la guerra fra le pecore e i fiori?"
Quanti uomini Chermisi abbondano nel nostro pianeta terra? calcolano come far vivere gli uomini mentre questi muoiono, inventano come rendere facile la vita sulla terra quando la natura soffre di contaminazione umana, calcolano anche la salvezza dell'uomo in un cielo ben preciso dimenticando l'essenza semplice dell'anima umana. Politici, scienziati, capi religiosi, impresari e persino lavoratori padri e madri di famiglia che dedicano tutta la loro vita a CONTARE i fiori e mai a conoscerne uno , solo UNO fino in fondo. Contano macchine, contano storie ed avventure d'amore, contano ristoranti e paesi visitati, contano soldi in banca, contano quanti amici hanno senza poi averne almeno uno vero... contano, contano e basta, senza sapere mai un risultato finale.



IL BISOGNO DEL DISTACCO, APRIRSI A NUOVI PIANETI
E' fondamentale notare come il viaggio del Piccolo Principe sia un viaggio di maturità: lasciare la rosa è come se fosse abbandonare il nido genitoriale; la mente non si apre se non apri le porte di casa e vai via, non avrebbe conosciuto l'uomo, la volpe ed altri pianeti. Come ha rilevato Maria Montessori, nell'infanzia, è fondamentale, da parte del bambino, la sperimentazione del mondo in tutte le discipline, in maniera libera, per poter così comprendere le proprie preferenze, senza che l’adulto diriga rigidamente le sue scelte. Certo, la conoscenza implicherà poi anche la sofferenza, ad esempio quella del distacco, ma varrà la pena soffrire se poi in cambio si guadagnerà “il colore del grano”, cioè una nuova visione delle cose. L'innocenza quindi si perde quando si rimane chiusi in casa e si acquista quando comprendi col cuore la malizia e i difetti dei pianeti altrui senza condannarli pur sapendo prenderne le distanze dovute dai loro condizionamenti.



UN BAOBAB TRAVESTITO DI ROSA? QUANDO L'AMORE SI SCAMBIA PER EGOISMO O PER PASSIONE
Tre erano le piante che crescevano nel pianeta del Piccolo Principe: il primo è il baobab che rappresentano gli istinti negativi, anche quelli materni che si ergono come giganti e divorano, o quelli della legge paterna che distruggono e soffocano; il secondo sono dei fiori molto semplici, ornati di una sola raggiera di petali, che non tenevano posto e non disturbavano nessuno. Apparivano un mattino nell'erba e si spegnevano la sera, rappresentano la spensieratezza, quegli eventi che vanno e vengono senza lasciare in noi traccia alcuna e infine, terzo ed ultimo non per importanza, un FIORE diverso, appariscente BELLO, ma come lo definisce lui " Complicato, Civettuolo, Bugiardo, Astuto, Contraddittorio, Orgoglioso, Ingenuo... " e queste definizioni mischiate alla sua passione e dedizione ci fanno comprendere che sia la rosa dell'AMORE. Ma si sa che l'amore è strano, non sempre coerente come lo si vorrebbe, non sempre semplice come si pensa, non sempre piacevole come lo si pretende. Infatti, agirà dentro il cuore come un Baobab in miniatura se non tenuto a bada, se non tenuto alla giusta distanza, perciò concluse bene il Piccolo Principe dicendo: " l'aveva ben presto tormentato con la sua vanità un poco ombrosa ".

L'AMORE ... NON E' UNICO, MA SI RENDE SPECIALE
Il Piccolo Principe camminando, si era imbattuto in un giardino di rose, scoprendo il nome del fiore sul suo pianeta, ma aveva anche capito così che questo non era, come invece gli aveva detto, unico (Il fiore gli aveva raccontato che era il solo della sua specie in tutto l’universo). La delusione era stata cocente: mi credevo ricco di un fiore unico al mondo e non possiedo che una qualsiasi rosa. Infatti quanti di noi crediamo di essere unici amanti? oppure di avere un amore che durerà in eterno? specie quando si è giovani e non si conoscono tanti altri pianeti (esperienze), invece si capisce con gli anni che siamo al limiti speciali per qualcuno, che Unico non lo è neppure Dio (questa è la tentazione onnipotente di trovarsi un unico pianeta per dominarlo e dominarvi che vi abita). Il piccolo Principe l'aveva intuito quando disse: "Orrore delle correnti d'aria?. E' un po' grave per una pianta. E' molto complicato questo fiore..." Come il Piccolo principe credo che non esistano essere umani senza delusioni d'amore, a meno che abbiano vissuto soli chiusi in un solo pianeta: quello della segregazione mentale e sentimentale.

QUANDO LA DELICATEZZA DEL FIORE SI SPACCIA PER DEBOLEZZA INTERIORE DELL'ANIMA
La rosa infatti è simbolo di una perfezione acquisita, di un compimento senza difetti. È simbolo dell'amore e della persona amata. È un fiore prezioso e delicato (seppure indistruttibile come orgogliosamente vorrà dimostrare la rosa al momento della partenza del piccolo principe), perchè capriccioso come ognuno di noi con chi immaturamente ama: vuole essere protetto: "Non ho paura delle tigri, ma ho orrore delle correnti d'aria... Non avresti per caso un paravento?", invece nel momento della delusione tira fuori gli artigli dell'orgoglio: "Lascia questa campana di vetro, non la voglio più".
"Ma il vento..."
"Non sono cosi' raffreddato. L'aria fresca della notte mi fara' bene. Sono un fiore".
Spesso noi scopriamo il vero volto delle persone quando non si sentono amate, quando le abbiamo deluse, e ahimè spesso sono più belle perchè più naturali. E' allora che si potrà riavere e riallacciare un rapporto, come lo farà il Piccolo Principe, capendo che la perfezione della sua Rosa stava nell'imperfezione che nascondeva piuttosto che nella perfezione che ostentava. E nella via dell'amore, a piccoli passi, credo che tutti noi abbiamo imparato sulla pelle queste ferite e difetti: " Umiliato di essersi lasciato sorprendere a dire una bugia cosi' ingenua, aveva tossito due o tre volte, per mettere il piccolo principe dalla parte del torto... "

LA ROSA DELL'ANIMA
L'amore è speculare, amiamo nella misura che siamo amati, perchè è l'eco di una voce interiore, un dare e ricevere e non si dà mai quello che non si ha. Quando la rosa sta a significare il nostro Io interiore, allora diventa davvero un impegno complicatissimo, come lo è la conoscenza di se stessi: il piccolo principe deve annaffiarlo puntualmente e proteggerlo dai venti (psichici) con una campana di vetro, come un recinto sacro, un Temenos  ( anticamente l'abitatore del Temenos era infatti il dio ). Noi stessi sprechiamo la nostra vita fuggendo e trascurando la « nostra rosa » dimentichi che. al contrario di quello che dirà poi il geografo, « effimere » sono le cose del mondo, ed « eterne » sono invece le « rose interiori ».


L'AMORE MATURA SE SEI MATURO
Alcune volte l'amore muore, ci delude, fallisce, ce la prendiamo con l'altro, pensiamo che ci ha ingannati, invece siano stati noi ad illuderci e non vedere i nostri propri limiti: l'amore finisce alcune volte ma non perchè non era amore, ma perchè non eravamo ancora maturi per farlo appunto maturare o perchè avevamo davanti a noi un piccolo principe che si credeva molto grande. Lapidaria la confessione del Piccolo Principe dove dimostra la sua grandezza e maturità acquisita solo attraverso il distacco e il fallimento: "Non ho saputo capire niente allora! Avrei dovuto giudicarlo dagli atti, non dalle parole. Mi profumava e mi illuminava. Non avrei mai dovuto venirmene via! Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie. I fiori sono cosi' contraddittori! Ma ero troppo giovane per saperlo amare". Ciò significa che il «fanciullino» interno che tutti noi abbiamo dentro va aiutato a crescere per realizzare lo scopo cui tende: cioè il Sé, la consapevolezza che non è diversa dal sapere amare, cioè vivere, darsi alla vita nella misura in cui la si riceve.



L'AMORE E' UN AZIONE NON UNA PAROLA
La materia è fatta di concretezza, la materia divina invece è fatta di lucidità mentale, cioè consapevolezza, ma la finta spiritualità e saggezza è fatta solo di parole, concetti, idee non incarnati (il Verbo non fatto carne, realtà). Non basta sapere (con la testa) ci vuole che quella idea o parola scenda (come il piccolo principe sceso in altri pianeti) nel cuore, nella realtà, nell'azione, per far realtà ed esperienza quello che si CREDE di sapere. Soltanto una volta messo in PRATICA si può essere CERTI di CONOSCERE, di avere sapienza non razionale ma di cuore. Il Piccolo Principe ce lo rivela quando parla dell'amore allora incomprensibile per la sua rosa: "Avrei dovuto non ascoltarlo", mi confido' un giorno, "non bisogna mai ascoltare i fiori. Basta guardarli e respirarli. Il mio, profumava il mio pianeta, ma non sapevo rallegrarmene. Quella storia degli artigli, che mi aveva tanto raggelato, avrebbe dovuto intenerirmi." E mi confido' ancora: "Non ho saputo capire niente allora! Avrei dovuto giudicarlo dagli atti, non dalle parole. Mi profumava e mi illuminava. Non avrei mai dovuto venirmene via!"

I VULCANI DELLE PASSIONI
Incredibile sapere che alcuni asceti e religiosi lottano per eliminare le passioni dal proprio corpo, è una mutilazione o castrazione psicotica; una persona senza passioni è patologica, anormale; le passioni fanno parte della nostra natura, come lo sono i vulcani nel pianeta del Piccolo Principe: sono la valvola di sfogo al fuoco che ci consuma, ci feconda e ci dilata. Senza passioni non si vive, persino chi vuole eliminare le passioni lo deve fare con passione, per ciò disse il Piccolo Principe: " Ed era molto comodo per far scaldare la colazione del mattino". E possedeva anche un vulcano spento. Ma, come lui diceva, "non si sa mai" e così spazzò anche il camino del vulcano spento. Il problema quindi non è avere passioni ma non saperle gestire: "Se i camini sono ben puliti, bruciano piano piano, regolarmente, senza eruzioni. Le eruzioni vulcaniche sono come gli scoppi nei caminetti", quindi le nostre passioni vanno pulite, il che non vuol dire eliminare, non sono sporche, ma vanno alimentate, far loro spazio, sono forze che bruciano, il problema è cosa li si mette come combustibile. Alcuni bruciano droga o alcol, bruciano la vita stessa in giochi pericolosi, bruciano soldi, ecc... perchè non bruciare arte, pensieri, bruciare tempo leggendo e facendo cose sane? La passione è neutrale, nè buona nè cattiva, ma ne diventa cattiva se ciò che brucia è negativo e viceversa.


LE MIGRAZIONI DEL PENSIERO E LE STAGIONI DEL CUORE
Disse il racconto che il Piccolo Principe "approfittò, per venirsene via, di una migrazione di uccelli selvatici". Tutti noi nella vita, prima o poi, sentiamo il bisogno di migrare, la mente ci dice che altrove c'è dell'altro, se non del meglio sicuramente del diverso e senza questo il confronto non esiste e senza il confronto non si può apprezzare quello che si ha e si è. Ecco perchè anche dentro di noi esistono le stagioni del cuore, dei sentimenti invernali che non reggiamo e ci costringono a cambiare vita, lavoro, partner, amicizie, oppure le aridità di un caldo estivo che ci brucia l'anima e si cerca la solitudine e il silenzio invernale di un cuore solitario pensieroso ed attento, pronto all'ascolto. Gli uccelli migratori sono come l'anima, non vanno a spasso per divertirsi, ma per sopravvivere.


SI VENDE GRATIS? ... LA GRATUITA', ESSENZA DELLA NATURA
Il materialismo ha ucciso il senso essenziale dell'esistenza: la gratuità. Oggi nulla è gratis, anzi se qualcuno ti offre gratis qualcosa ti insospettisci: o ti vuole fregare o ti chiederà poi qualcosa in cambio. Invece l'essenza della natura è gratuita: come l'aria, l'acqua, il sole, l'amore, un sorriso. Tutto ciò che è essenziale e divino è gratis (pensate che oggi alcune persone non sanno dire più "grazie" e quando tu dici loro "grazie" per un attenzione si meravigliano e non capiscono il perchè). Ecco l'insegnamento del Piccolo Principe: prima di abbandonare il suo pianeta lo cura e lo pulisce come se non dovesse andar via: "Il mattino della partenza mise bene in ordine il suo pianeta. Il piccolo principe strappò anche con una certa malinconia gli ultimi germogli dei baobab. Credeva di non ritornare più. Ma tutti quei lavori consueti gli sembravano, quel mattino, estremamente dolci. E quando innaffiò per l'ultima volta il suo fiore, e si preparò a metterlo al riparo sotto la campana di vetro, scoprì che aveva una gran voglia di piangere. "Addio", disse al fiore"... Dunque, quel che faceva non lo faceva solo per se stesso ma sopratutto per il suo fiore, questa è l'essenza dell'amore: l'apertura verso l'altro che ti porta altrove. Oggi invece il nostro mondo tende alla chiusura, l'ermetismo egoista di chi non fa nulla senza tornaconto.



ADDIO ... E' UNA STRADA PER RITROVARSI CON SE STESSI
La parola "addio" è bellissima anche se per molti dolorosa, come è doloroso un taglio ombelicale, una fine, ma se analizziamo è la fine di un qualcosa che si apre verso l'infinito: ad-Dio (cioè ci vedremo , ci troveremo in Dio, nella verità, alla fine dei tempi, quando tutto sarà chiaro). Il distacco fa parte della crescita, inevitabile per vedere meglio la realtà dell'altro che se lo tieni troppo vicino ignori la sua grandezza. Tanto il Piccolo Principe quanto il suo Fiore sono cresciuti e maturati nella loro lontananza. Lui conobbe altri pianeti, persone, mentalità, e riconobbe se stesso, ma anche il fiore si scoprì naturale, bugiardo, coraggioso e riconoscente: "Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano cosi' belle. Se no chi verrà a farmi visita? Tu sarai lontano e delle grosse bestie non ho paura. Ho i miei artigli". E mostrava ingenuamente le sue quattro spine. Poi continuo': "Non indugiare così, è irritante. Hai deciso di partire e allora vattene". Perchè non voleva che io lo vedessi piangere. Era un fiore così orgoglioso... Dunque senza il distacco non c'è spazio, senza lo spazio di solitudine non si cresce.


I 7 PIANETI DEL PICCOLO PRINCIPE
Ogni pianeta visitato dal Piccolo Principe può essere considerato una metafora della natura umana. Altrove abbiamo parlato delle 7 età dell'uomo, come 7 sono i chakra, 7 i giorni della settimana in quanto ciclo o ritmo di vita, 7 le note musicali, 7 i colori dell'arcobaleno... è un numero insomma esoterico, simbolico, divino. 7 sono i vizi capitali ma anche 7 sono le FALSE grandezze assurde da cui gli esseri umani sono tentati di raggiungere e sono proprio questi i pianeti che il Piccolo Principe ci descrive.



IL PIANETA DELL'EGO
Il processo di irrigidimento della coscienza è stato spesso rappresentato con il simbolo del Vecchio Re, Il Senex, nel suo aspetto negativo, è infatti la rigidità di abitudini e di concezioni intellettualistiche. È la coscienza dell'Io che è divenuta abituale e dominante e perciò nuovamente inconscia. Dunque siccome non si ha padronanza su se stessi non resta che dominare gli altri: ecco la piccolezza in cui vive questo re (attenzione che giace in ognuno di noi: è la voglia di essere Dio, avere fans, sudditi, servitori). Ma oltre all'interpretazione psicologica c'è quella morale, sociale, religiosa... sarete sorpresi di scopre quanti di questi re vi circondano come satelliti nella vostra vita? 



ATTENZIONE AI RE CHE VI VOGLIONO SERVIRE
Il Re che incontra il Piccolo Principe è simile a certi nostri politici, pontefici, capi di lavori, amanti, amici ecc... Ti fanno credere che loro sono la tua corona e poi ti succhiano il cervello. Ti lodano: "sei grande... tu sei come me... mi piace la tua intimità quindi ?.... alla fine tu ti apri a loro, tu servi loro credendo che sono loro ad aiutarti. "Posso sedermi?" s'informo' timidamente il piccolo principe. "Ti ordino di sederti"... "Sire", gli disse, "scusatemi se vi interrogo..." "Ti ordino di interrogarmi", si affretto' a rispondere il re.... In altre parole ti fanno credere che tu hai il potere di chiedere, di sederti, di divertirti, di scegliere i tuoi vestiti, ma sono loro che hanno programmato la tua vita. Il vero Re non serve a nessuno, ma rende tutti indipendenti, capaci di servirsi da soli.




UN RE SENZA SUDDITI 
Quello che ci rivela il Piccolo Principe nel pianeta del Re solitario è all'ordine del giorno: maestri senza studenti e studenti senza maestri; Dio senza fedeli e fedeli senza Dio; simpaticoni senza amici e amici senza una vera amicizia. Il mondo dell'illusione: un Re senza sudditi. "Ah! ecco un suddito", esclamò il re appena vide il piccolo principe. E il piccolo principe si domandò: "Come può riconoscermi se non mi ha mai visto?" Non sapeva che per i re il mondo è molto semplificato. Tutti gli uomini sono dei sudditi.




LA PRASSI POLITICA E RELIGIOSA: FARE DELLE DEBOLEZZE ALTRUI IL CAPITALE DELLA LORO FORZA
Disse il re: "Credo che da qualche parte sul mio pianeta ci sia un vecchio topo. Lo sento durante la notte. Potrai giudicare questo vecchio topo. Lo condannerai a morte di tanto in tanto. Così la sua vita dipenderà dalla tua giustizia. Ma lo grazierai ogni volta per economizzarlo. Non ce n'è che uno"... Il Piccolo Principe decise di andare via, il Re era davvero machiavellico, come lo è sempre stata la politica che fa dell'ignoranza del popolo la sua sapienza e potere, e come lo fa la religione che fa della colpevolezza dei fedeli la sua fonte di salvezza.

GUARDATEMI QUINDI ESISTO (vigilate ergo sum)
Viviamo nel mondo dell'apparire, si è qualcuno se sei conosciuto a livello sociale (anche se sei delinquente, basta che sei famoso), quindi il protagonismo è l'essenza dei personaggi comuni, devi apparire sul palcoscenico, sullo schermo di cinema o tv, nella radio, nei media, sei solo immagine, riflettori e riflessi. Fanno tenerezza alcuni che si ritagliano il pezzo di giornale dove sono apparsi in foto o almeno il loro nome... esistono finalmente per la società, per questo pianeta dell'illusione. Ma chi sei veramente, cosa senti, cosa pensi, qual è il tuo malessere nessuno lo sa... ecco il pianeta del vanitoso: esistere solo in funzione degli altri: "Ah! ah! ecco la visita di un ammiratore", gridò da lontano il vanitoso appena scorse il piccolo principe. Per i vanitosi tutti gli altri uomini sono degli ammiratori".



TUTTI MI GUARDANO E NESSUNO MI VEDE
Il Piccolo Principe fa una grande scoperta nel pianeta del vanitoso: I vanitosi non sentono altro che le lodi (provate a lodare una persona e vi girerà attorno come un satellite, diventerete il loro Dio).
"Mi ammiri molto, veramente?" domandò al piccolo principe. "Che cosa vuol dire ammirare?" ... "Ammirare vuol dire riconoscere che io sono l'uomo più bello, più elegante, più ricco e più intelligente di tutto il pianeta". "Ti ammiro", disse il piccolo principe, alzando un poco le spalle, "ma tu che te ne fai?" . L'ammirazione è una bolla d'aria, VUOTO, perchè in realtà dentro quel che conta rimane agli altri sconosciuto, nascosto, non raggiungibile. La società oggi crea PERSONAGGI non PERSONALITÀ; i personaggi sono fatti di apparenze, di cliché, di omologazione culturale, mentre la personalità è fatta di valori, convinzioni reali, carattere originale. I personaggi hanno solo ATTEGGIAMENTI, la personalità invece ha COMPORTAMENTI. L'atteggiamento è un manierismo esteriore, il comportamento è una forza interiore, dunque ecco perchè oggi quasi tutti imitano gli atteggiamenti altrui (vestiti, pettinature, modi di parlare, gusti, ecc) e pochissimi imitano i comportamenti interiori (le virtù) delle grandi personalità. Siamo pieni di personaggi e ci mancano tante personalità, miti portanti, grandi condottieri; abbondano soltanto i pagliacci, le modelle, i vanitosi e le stars o i divi... la vanità è la puttana dell'Ego.



BEVO PER DIMENTICARE DI ESSERE UN UBRIACO
- "Bevo" rispose, in tono lugubre, l'ubriacone.
- "Perche' bevi?" domando' il piccolo principe.
- "Per dimenticare", rispose l'ubriacone.
- "Per dimenticare che cosa?" s'informo' il piccolo principe che cominciava gia' a compiangerlo. 
- "Per dimenticare che ho vergogna", confesso' l'ubriacone abbassando la testa.
- "Vergogna di che?" insistette il piccolo principe che desiderava soccorrerlo.
- "Vergogna di bere!" e l'ubriacone si chiuse in un silenzio definitivo.
Altre caratteristiche della nostra psiche negativa, come la depressione e il cinismo, si trovano nell'ubriacone che beve per dimenticare la propria vergogna di bere, chiuso dunque in un circolo vizioso, sterile e autodistruttivo. Ma oggi la gente si ubriaca anche con il consumismo (consuma per consumarsi e dimenticare di non avere le cose), si ubriacano di apparenza (vogliono apparire per dimenticare di non essere nessuno). Viviamo in una società ubriaca, chiusa ermeticamente nel suo vizio di compiacersi per dimenticare la mancanza di vero piacere e felicità.
Il piccolo principe se ne ando' perplesso. I grandi, decisamente, sono molto, molto bizzarri, si disse durante il viaggio.



POSSEDERE L'UNIVERSO E PERDERE L'ANIMA
Il quarto pianeta era abitato da un uomo d'affari. Questo uomo era cosi' occupato che non alzò neppure la testa all'arrivo del piccolo principe. "Buon giorno", gli disse questi. "La vostra sigaretta si è spenta". "Tre più due fa cinque. Cinque più sette: dodici. Dodici più tre: quindici. Buon giorno. Quindici più sette fa ventidue. Ventidue più sei: ventotto. Non ho tempo per riaccenderla. Ventisei più cinque trentuno...... Ecco l'uomo d'affari del nostro tempo capitalista: ha tempo per tutto tranne per se stesso, si accende una sigaretta solo per credere di avere un piacere ma non se lo gusta nemmeno. E' perso nella ricerca di possedere, calcolare, controllare. L'avarizia, l'illusorietà del possesso, l'inutilità fredda della
propria esistenza si ripresentano nella immagine
dell'uomo d'affari che conta e riconta le stelle
pretendendo di possederle e di depositarle in banca
autodefinendosi un « uomo serio »



GLI UOMINI SERI CHE HANNO FATTO DIVENTARE L'ESISTENZA UNA BUFALA
Nel pianeta degli affari il Piccolo Principe non trovò la vita, ma uno che moriva controllando le cose esistenti di cui non poteva neppure avere, come le stelle.
- "Io, se possiedo un fazzoletto di seta, posso metterlo intorno al collo e portarmelo via. Se possiedo un fiore, posso cogliere il mio fiore e portarlo con me. Ma tu non puoi cogliere le stelle". - - "No, ma posso depositarle alla banca".
- "Che cosa vuol dire?"
- "Vuol dire che scrivo su un pezzetto di carta il numero delle mie stelle e poi chiudo a chiave questo pezzetto di carta in un cassetto".
- "Tutto qui?"
- "E' sufficiente".
- E' divertente, penso' il piccolo principe, e abbastanza poetico. Ma non e' molto serio.
Infatti che serietà potrebbe esserci nel aver dato un valore superiore a dei pezzi di carta che rendono poi l'essere umano senza valore, inferiore ed insignificante?



IL MONDO E' NELLE MANI DEGLI ESSERI PIÙ INUTILI
"Io", disse il piccolo principe, "possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni. Possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. Perchè spazzo il camino anche di quello spento. Non si sa mai. E' utile ai miei vulcani, ed è utile al mio fiore che io li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle..." Il piccolo principe dimostra all'uomo d'affari la sua inutilità per l'esistenza umana: lui si serve degli altri per il suo egoismo maniacale e megalomane, lui non serve all'esistenza, la soffoca dissanguandola, possiede le cose per distruggerle, escluderle, manipolarle, mentre il Piccolo Principe si sente utile solo per far crescere un fiore e rendere la natura vitale. L'uomo d'affari apri' la bocca ma non trovo' niente da rispondere e il piccolo principe se ne andò. Decisamente i grandi sono proprio straordinari, si disse semplicemente durante il viaggio.



QUANDO IL LAVORO DIVENTA UN MEZZO DI SCHIAVITÙ
Il lavoro è un dovere umano, dignitoso se fatto bene, utile per costruire conservare aiutare l'esistenza umana ed infatti inizialmente il Piccolo Principe nel pianeta del Lampionario vedeva un senso: "Forse quest'uomo e' veramente assurdo. Pero' e' meno assurdo del re, del vanitoso, dell'uomo d'affari e dell'ubriacone. Almeno il suo lavoro ha un senso. Questo accende il suo lampione, e' come se facesse nascere una stella in più, o un fiore. Quando lo spegne addormenta il fiore o la stella. E' una bellissima occupazione, ed e' veramente utile, perchè e' bella". Ma quando il lavoro è fine a se stesso, quando diventa un mezzo assurdo di fare per fare, quando diventa una ricerca instancabile per produrre nulla allora siamo in preda al delirio o manierismo lavorativo: 

- "Faccio un mestiere terribile. Una volta era ragionevole. Accendevo al mattino e spegnevo alla sera, e avevo il resto del giorno per riposarmi e il resto della notte per dormire..."
- "E dopo di allora e' cambiata la consegna?"
- "La consegna non e' cambiata", disse il lampionaio,
- "è proprio questo il dramma. Il pianeta di anno in anno ha girato sempre più in fretta e la consegna non e' stata cambiata!"
- "Ebbene?" disse il piccolo principe.
- "Ebbene, ora che fa un giro al minuto, non ho più un secondo di riposo. Accendo e spengo una volta al minuto!"
- "E' divertente! I giorni da te durano un minuto!"
- "Non e' per nulla divertente", disse l'uomo.
- "Lo sai che stiamo parlando da un mese?"
- "Da un mese?"
- "Si. Trenta minuti: trenta giorni!. Buona sera".
- E riaccese il suo lampione.
Ecco l'uomo schiavo del tempo che non sa perchè l'ha dedicato tutto a cercare il tempo. Il Piccolo principe ebbe un sospiro di rammarico e si disse ancora:
Questo e' il solo di cui avrei potuto farmi un amico. Ma il suo pianeta e' veramente troppo piccolo non c'e' posto per due... Quello che il piccolo principe non osava confessare a se stesso, era che di questo pianeta benedetto rimpiangeva soprattutto i millequattrocentoquaranta tramonti nelle ventiquattro ore.



IL PIANETA VIRTUALE... LA SAPIENZA DEL "HO SENTITO DIRE"
Chi l'avrebbe mai pensato che il pianeta del geografo che visitò il Piccolo Principe avrebbe descritto a perfezione il mondo virtuale moderno?...
- "Che cos'e' un geografo?" Chiese il Piccolo principe
- "E' un sapiente che sa dove si trovano i mari, i fiumi, le citta', le montagne e i deserti". Rispose.
- "E' molto bello il vostro pianeta. Ci sono degli oceani?"
- "Non lo posso sapere", disse il geografo.
- "Ah! (il piccolo principe fu deluso) E delle montagne?"
- "Non lo posso sapere", disse il geografo.
- "E delle citta' e dei fiumi e dei deserti?"
- "Neppure lo posso sapere", disse il geografo.
- "Ma siete un geografo!"
- "Esatto", disse il geografo, "ma non sono un esploratore.
Ecco il sapiente che sa tutto sulla carta, sulla teoria, ma non ha esperimentato mai niente, rappresenta la categoria di intelligentoni che sul mondo virtuale sanno tutto ma nella pratica ignorano altrettanto tutto. Sono persone effimere che credono di possedere certezze eterne (perchè la montagna non si sposta per il geografo) ma trascurano i sentimenti come il fiore del Piccolo Principe, non sapendo che i sentimenti non scompaiono per sempre.



ULTIMA SPIAGGIA, LA TERRA UN COMPENDIO UNIVERSALE
Ultimo pianeta a visita per il Piccolo Principe fu la terra, un concentrato multiple dei precedenti: Ci si contano cento e undici re (non dimenticando, certo, i re negri!), settemila geografi, novecentomila uomini d'affari, sette milioni e mezzo di ubriaconi, trecentododici milioni di vanitosi, una vera armata di quattrocentosessantaduemila e cinquecentoundici lampionai per accendere i lampioni... eppure, come afferma lo stesso Piccolo Principe " Si potrebbe ammucchiare l'umanità su un qualsiasi isolotto del Pacifico. Naturalmente i grandi non vi crederebbero. Si immaginano di occupare molto posto". In quest'ultima spiaggia vitale ben presto ci si accorge che ad abitare sia il senso supremo della morte che regna per tutti e che tutti cercano di evitarla. Per questo niente di meglio che iniziare il viaggio sulla terra nel deserto e col serpente (come nell'Eden paradisiaco).



IL DESERTO TERRESTRE
L'incontro tra il Piccolo Principe e il serpente intreccia tutti gli archetipi essenziali dell'incontro interiore tra la nostra coscienza nell'anima e il suo lato scuro e divino dell'inconscio. La « coscienza inconscia » come dice Jung, la saggezza della natura « risolvo tutti gli enigmi » dice il serpente al piccolo principe. Il deserto come luogo di incontro con se stessi cioè la solitudine: "Dove sono gli uomini?" riprese dopo un po' il piccolo principe. "Si e' un po' soli nel deserto..." "Si e' soli anche con gli uomini", disse il serpente. Il piccolo principe lo guardo' a lungo.




IL SERPENTE, IL GUARDIANO DELLA VITA
Il serpente è spesso rappresentato nella mitologia come guardiano del tesoro; la vipera è localizzata spesso nei luoghi di crocicchio, nel bivio della trasformazione: può distruggere o liberare, trascinare agli inferi o lanciare in alto verso le stelle, come farà con il piccolo principe. La doppia valenza del « serpente », cioè dell'inconscio generatore, dipende oltreché dal suo potere intrinseco, anche da come lo si affronta: « Potrei ucciderti » dice la vipera al piccolo principe, «ma tu sei puro». Qui sembrano riecheggiare antiche prescrizioni etiche per l'individuo che cerca il « divino ». "Non mi sembri molto potente... non hai neppure delle zampe... e non puoi neppure camminare..." "Posso trasportarti piu' lontano che un bastimento", disse il serpente. "Oh! Ho capito benissimo", disse il piccolo principe, "ma perche' parli sempre per enigmi?" "Li risolvo tutti", disse il serpente. E rimasero in silenzio.




GLI UOMINI NON HANNO RADICI, VOGLIONO CAMPARE IN ARIA 
"Dove sono gli uomini?" domando' gentilmente il piccolo principe. Rispose il fiore: "Gli uomini?... non si sa mai dove trovarli. Il vento li spinge qual e là. Non hanno radici, e questo li imbarazza molto".
Le radici di cui parla il fiore non è l'attaccamento alla terra, lei è un fiore nel deserto, sono invece le convinzioni assolute, le verità trascendentali della vita. Anche il Piccolo principe era in viaggio, strano che non vedesse in questo fiore una specie simile al fiore che aveva nel suo cuore, il fiore a cui si era legato ed abbarbicato, su cui aveva messo le sue radici d'amore. Il silenzio infatti che segue breve incontro dice quanto siano spesso ciechi alcune persone di fronte alla verità che si trova ovunque ed altrove sotto diverse sembianze, formule, aspetti, forme.

"Radici e ali. Ma che le ali mettano
radici e le radici volino."
(Juan Ramón)

 IL MISTERO DELL'ECO 
Il piccolo principe fece l'ascensione di un'altra montagna... (le scalate stanno a simboleggiare le altezze dello spirito), "Buon giorno", disse a caso. "Buon giorno... buon giorno... buon giorno..." rispose l'eco... (l'eco è un fenomeno che si produce quando c'è il vuoto, il nulla, indispensabile per conoscere la voce interiore, ragione per cui gli asceti vanno nelle montagne e nei deserti, per svuotare il loro cuore e la loro mente e potere sentire la voce interiore, ma se la confondete con la propria voce siete fregati: crederete che Dio vi parla invece siete voi stessi che vi illudete. Ma se al contrario, non fate come i saggi bensì siete vuoti perchè insignificanti non farete altro che ascoltare voi stessi e le persone che troverete nella vita non saranno altro che vuote come voi, vi rispecchieranno. Il piccolo principe inizio a far questa esperienza assurda quando racconta: "Chi siete?" disse il piccolo principe."Chi siete?... chi siete?... chi siete?..." rispose l'eco. "Siate miei amici, io sono solo", disse "Io sono solo... io sono solo... io sono solo..." rispose l'eco... (la gente oggi spesso è un eco: ripetono solo quello che sentono alle notizie, quello che ascoltano nei luoghi comuni, al bar, quello che si tramandano tra vicini e comitive, sono vuoti, al che conclude il piccolo principe dicendo:) "Che buffo pianeta... gli uomini mancano d'immaginazione. Ripetono ciò che loro si dice... Da me avevo un fiore e parlava sempre per primo..." (ecco la chiave della voce interiore: ascolta, è lei che parla per prima, solo allora scoprirai la voce della natura e del divino in te).

VOGLIAMO ESSERE UNICI COME DIO INVECE... SIAMO DIVINAMENTE QUALUNQUE
Commovente il passaggio quando il piccolo principe scopre di non amare qualcosa di unico e speciale come la sua rosa, una delusione che tutti noi prima o poi scopriamo nella vita, crediamo di essere unici (come un Dio) per qualcuno o di avere o amare qualcuno che è unico invece si rivela comune, persino scontato:
- "Buon giorno", dissero le rose. Il piccolo principe le guardo. Assomigliavano tutte al suo fiore.
- "Chi siete?" domandò loro stupefatto il piccolo principe.
- "Siamo delle rose", dissero le rose.
- "Ah!" fece il piccolo principe. E si senti' molto infelice. Il suo fiore gli aveva raccontato che era il solo della sua specie in tutto l'universo. Ed ecco che ce n'erano cinquemila, tutte simili, in un solo giardino.
- "Sarebbe molto contrariato", si disse, "se vedesse questo... Farebbe del gran tossire e fingerebbe di morire per sfuggire al ridicolo. Ed io dovrei far mostra di curarlo, perchè se no, per umiliarmi, si lascerebbe veramente morire..." E si disse ancora: "Mi credevo ricco di un fiore unico al mondo, e non possiedo che una qualsiasi rosa. Lei e i miei tre vulcani che mi arrivano alle ginocchia, e di cui l'uno, forse, è spento per sempre, non fanno di me un principe molto importante...". E, seduto nell'erba, piangeva.

LA VOCE NASCOSTA DELL'INTROSPEZIONE
La volpe tradizionalmente rappresenta l'astuzia e l'inganno. In Cina e in Giappone essa ha il potere di cambiarsi in ogni cosa o persone,specialmente in donna. È considerata nella tradizione celtica come veicolo dell'« anima ». È uno degli animali nei racconti di fiabe che può assumere l'aspetto 
umano, pensare e riflettere e, sembra, anche prevedere il futuro. Sa inoltre produrre l'elisir di lunga vita. In questa fiaba appare come maestra di vita. Attraverso di lei il piccolo principe impara a conoscere gli uomini, la natura umana. In ognuno di noi quindi c'è una volpe, sta a noi scoprirla (per agire secondo la sua intelligenza a fin di bene) o farci assalire da lei come prede (diventando noi a sua volta furbeschi che non sapendo come sopravvivere ci limitiamo ad approfittarci degli altri). La voce della volpe quindi è quella della coscienza, come la voce del serpente per Eva, subdola ma dietro veritiera:
- "Buon giorno", disse la volpe.
- "Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
- "Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
- "Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto carino..."
- "Sono una volpe", disse la volpe.

SE MI ADDOMESTICHI VEDRAI COME TI ADDOMESTICO IO 
- "Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, "sono cosi' triste..."
- "Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
- "Ah! scusa", fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
- "Che cosa vuol dire <addomesticare>?" 
Il dialogo tra il piccolo principe e la volpe è di una sublime sapienza, densa articolata complessa e profonda (perciò lo dividerò in diversi post). La volpe ha bisogno di un essere umano addomesticato e cosa fa?, si presta lei stessa ad essere addomesticata!. Ma una volpe addomesticata perderebbe la sua natura, non si addomesticano le persone (come fa la politica con le leggi, la religione con i divieti, gli innamorati con le pretese, gli autoritari con la violenza, ecc), addomesticare è rendere inconsciamente un istinto o una passione ancor più pericolosa, non selvaggia ma priva della sua naturale libertà selvaggia: le creature selvagge sono pericolose solo quando vengono private della loro natura (la volpe è pericolosa solo perchè ha fame ma non per natura), lo stesso le passioni, gli istinti e l'anima umana. Come vedremo in questi post la volpe insegnerà al piccolo principe a fidarsi del suo istinto selvaggio e di capire che rendere domestico non significa rinchiudere qualcuno in casa (domestico) ed esercitare su di questi il proprio potere, ma rendere famigliare (domestico) un potere interiore ed inconscio e liberarsene. Soltanto attraverso il gioco potrete entrare in contatto con questa vostra volpe interiore e solo così lei non vi darà la caccia ma diverrà la vostra anima amica.

LA LIBERTÀ COME L'AMORE SI VIVE SOLTANTO IN DUE
Tutti noi siamo combattuti tra l'essere liberi e il provare il bisogno e persino l'indigenza di dover avere un amore, un amico, una comprensione, un qualcuno che ci apprezzi, che ci accetti per quello che siamo e quindi da cui dipendiamo. Alcuni pseudo spirituali giungono persino a dire che dobbiamo estirpare tutti i bisogni incluso quello dell'amore, perchè il bisogno ci porta all'egoismo, invece la volpe dice con sublime semplicità al piccolo principe che il bisogno non è una schiavitù se lo ami e lo vivi come istinto naturale, basta dichiararlo con umiltà per liberarsene (la volpe dichiara quanto bisogno ha di non avere paura, di poter addomesticare le galline come fa l'uomo per mangiare, ma nessuno la ascolta), il bisogno non è dipendenza solo nella misura in cui tu lo viva nella libertà:
- Che cosa vuol dire "<addomesticare>?"
- "E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>..."
Ecco, i legami senza lacci, senza pretese, senza condizionamenti, il saper dimostrarsi paurosi senza che nessuno ti terrorizzi, il potere dire che si è deboli senza che nessuno se ne approfitti con la forza. Solo quando trovi qualcuno che ti dimostri che puoi essere accanto a lui pur sentendoti libero, non giudicato, accettato, compreso, voluto, allora si crea la libertà (se tu sei solo la tua libertà non entra in funzione umana, non hai la possibilità di dimostrare che non hai limiti, soltanto l'altro demarca i tuoi limiti e ti dice quando sei capace di oltrepassarli rispettando anche la grandezza o libertà altrui... la libertà come l'amore si vive sempre in due):
- "Creare dei legami?"
- "Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".

SENZA L'IMPERFEZIONE NON POTREMMO ESSERE PERFETTI 

Ironico il brano in cui la volpe cerca nel pianeta del piccolo principe il suo luogo ideale:
- "Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
- "No".
- "Questo mi interessa. E delle galline?" 
- "No".
- "Non c'e' niente di perfetto", sospiro' la volpe.
Se ci fossero le galline e non i cacciatori, possibilmente la volte estinguerebbe le galline e alla fine morirebbe di fame, a meno che le lasci riprodurre nel tempo dovuto (questo sarebbe addomesticarle, ma ciò non è nel suo istinto di volpe), il che ci fa capire che quello che noi chiamiamo "imperfezione" non è altro che le possibilità attraverso le quali cresciamo e progrediamo verso la stessa perfezione che man mano raggiungiamo senza accorgercene.

SOLO L'AMORE RENDE LO UMANO DIVINO
Quando la volpe rivela al piccolo principe il valore di cristallizzare un qualcosa con l'affetto, ci dice che tutto ciò che si ama diventa divino:
- "La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane nè il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano..."
Finchè non avrete addomesticato la natura non vedrete in essa il Dio che vi ama, cioè la vostra potenzialità divina nascosta.

NON ABBIAMO TEMPO PERCHÉ STIAMO SOLO CERCANDO DI AVERE UN PO DI TEMPO
La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
- "Per favore... addomesticami", disse.
- "Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
- "Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
Ecco un compendio di valori: Vuoi le cose migliori ma per averle non per darti ad esse, quindi cerchi il tempo solo per averle e così perdi il tempo (perché non le avrai mai) perché queste cose si acquistano solo se dai ad esse tutto il tuo tempo.

TRA IL RITO E IL RITUALISMO
Addomesticare quindi nel senso di essere la tua casa: aprirti il mio cuore, far sì che la mia parte selvaggia non ti faccia del male (che sia domestica, che tu ti senta a casa accanto a me). Ma ciò avviene solo se tu rendi l'altro speciale ma lo fai solo se sei speciale (è un meccanismo circolare, se manca un anello, il resto crolla). Il rito è proprio questo: vedere la grandezza di un evento, di una casa, di una persona, lo dice magistralmente la volpe:
- "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
- "Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
- "Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore.
Il rito da pienezza ad un evento, il ritualismo invece (come tante feste, solennità ed eventi politici, ecclesiastici e mondali) non da un valore alle cose ma importanza da vendere, con la quale monopolizzare (non addomesticare) gli altri. Ecco perchè ci annoiano da morire certi ritualismi religioni e celebrazioni politiche e feste sociali: sono vuote, rendono tutto piatto, insignificante e sterile, proprio come diceva la volpe al piccolo principe.

SE NON SEI AMATO NON SCOPRI DI ESSERE QUALCUNO
Siamo essere interpersonali, nati da una relazione, è nella nostra essenza scoprire la nostra massima potenzialità nell'incontro che noi chiamiamo amore, dove diventiamo unici per qualcuno che è unico, è l'incontro e scoperta di due divinità che però non è mai privo di dolore. La volpe lo spiega in poche parole al piccolo principe quando l'ora della partenza fu vicina:
- "Ah!" disse la volpe, "... piangerò'".
- "La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
- "E' vero", disse la volpe.
- "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
- "E' certo", disse la volpe.
- "Ma allora che ci guadagni?" (attenzione, in amore la forza non sta in guadagnare ma nel saper perdere e perdersi)
- "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano" (come detto prima la realtà acquista un colore divino). Poi soggiunse:
- "Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto".
Quando ami scopri che tu rendi unico ciò che ami e quello che ami ti rende proprio per questo speciale ed unico altrettanto a te.
- "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo".


TU SEI BELLO SOLO PER CHI TI AMA

Disse la volpe al piccolo principe: "E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante". 

Rose ci sono miriadi, anche persone ci sono miliardi ... ma ognuno ha il potere di essere come Dio: Unica!. L'unicità però non la si trova mai da soli, come da soli non si trova l'amore, la felicità, la libertà... i valori della vita nascono da una relazione. La rosa del piccolo principe era unica per un solo motivo: perchè il piccolo principe era l'unico che amava quella rosa in maniera unica.

- "Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè e' lei che ho innaffiata. Perchè è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perchè è lei che ho riparata col paravento. Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa".




LO SGUARDO INTERIORE
Ho sempre pensato che il dialogo tra il piccolo principe e la volpe sia un piccolo vangelo coronato alla fine con una frase che vale l'intero libro:
- "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi".
E' importante notare che la volpe rivelò il segreto al piccolo principe soltanto dopo la scoperta dell'amore esclusivo ed unico perchè chi non ama non potrà mai vedere quello che è invisibile, lo sguardo dell'amore è quello spirituale e soltanto quest'intuizione sa cogliere le profondità della realtà che è sempre invisibile.








E' LA VITA UN TRENO, BASTA SAPERE DOVE SCENDE E QUANDO RISALIRE
Non sono stato mai d'accordo col detto che nella vita passa un solo treno giusto, la vita stessa è un treno, di opportunità ne abbiamo tante, alcune sprecate, altre azzeccate. L'incontro del piccolo principe con il controllore è illuminate... ci insegna diverse cose: Terribile sapere che si viaggia senza sapere il perchè, ecco coloro che vivono ma non sanno cosa cercano nella vita, non sanno da dove vengono e neppure dove si dirigono: "Che cosa cercano" chiese il piccolo principe... "Lo stesso macchinista lo ignora", rispose il controllore.
Si viaggi veloci per poter viaggiare di nuovo più in fretta, quando la vita diventa solo una corsa: "Hanno tutti fretta", disse il piccolo principe.
Credere che il pascolo del vicino sia più verde, che il treno degli altri vada più lontano e in paesi migliori, insomma non vivere la propria vita perchè ci si occupa solo di quella altrui: "Non erano contenti la' dove stavano?" domandò il piccolo principe... "Non si e' mai contenti dove si sta", disse il controllore. E gli rombò il tuono di un terzo rapido illuminato. "Inseguono i primi viaggiatori?" domandò il piccolo principe. "Non inseguono nulla", disse il controllore.
Quando non si ha consapevolezza nella vita si dorme, ecco coloro che dormono durante il viaggio come disse perfettamente il controllore: "Dormono là dentro, o sbadigliano tutt'al più. Solamente i bambini schiacciano il naso contro i vetri. Quelli si, che sono fortunati"
 

QUANDO SI E' ANCORATI ALLA VITA NON SI RIESCE A SALPARE VERSO IL VIVERE 
- "Buon giorno", disse il piccolo principe.
- "Buon giorno", disse il mercante. Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.Sono le pillole che ci fanno dimenticare la sete di vivere, pillole di illusioni: la carriera, il lusso, l'onore sociale, il sesso, ecc sono tutte pillole, anestesia per non sentire il dolore della vita, la sete esistenziale.
- "Perche' vendi questa roba?" disse il piccolo principe.
- "E' una grossa economia di tempo", disse il mercante.
- "Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti la settimana".
Eccoli gli uomini che risparmiano tempo per poter morire più in fretta interiormente, che risparmiano soldi per morire poveri di ricchezza umana, che risparmiano sentimenti per morire senza amore. Il piccolo principe capisce subito quanto sia assurdo questo progresso:
- "E che cosa se ne fa di questi cinquantatré minuti?"
- "Se ne fa quel che si vuole..."
- "Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..."

LA MORTE E' UN MEZZO NON UNA FINE E NEPPURE UN FINE
Promettete ad un bambino un viaggio e vedrete che vi tormenterà la vita intera chiedendovi ripetutamente "quando si parte?". Ci hanno insegnato a vivere ma non ci insegnano a morire e la vita ha senso soltanto nella misura in cui l'essere umano comprende la morte, quel muro dietro il quale il Piccolo Principe decide di farsi mordere dal serpente letale. Molti trovano assai difficile leggere questo libro ad un bambino proprio perchè la fine non è adatta alla maggioranza di quelli che si credono adulti: la fine del piccolo principe è (in parole moraliste) un suicidio. Ma il suicidio visto con gli occhi del Pilota è atroce, un peccato contro natura, triste, assurdo... per il piccolo principe è un biglietto per un viaggio aldilà di questa vita, un mezzo per non portare con sè il fardello del corpo verso casa, dove l'aspetta finalmente una vita consapevole, fatta attraverso l'esperienza affascinante e crudele degli uomini e gli altri pianeti. In poche parole teme la morte chi non ha vissuto fino infondo la vita, chi non ha capito il senso dell'esistenza umana, chi alla fine non ha nessun amore che lo attenda e nessuno oltre quel muro a chi amare. Il piccolo principe non può avere timore del serpente perchè la gioia di rivedere il suo fiore supera qualunque paura.



I DINOSAURI NON SI SONO ESTINTI, IN REALTÀ ESISTONO OGNI QUALVOLTA UN PICCOLO PRINCIPE LO FACCIA DIVORARE DAL SUO BOA IMMAGINARIO... MA SOLTANTO CHI HA LA FANTASIA SPORCA DA MAIALE POTRÀ CAPIRE QUESTE VERITÀ DIVINE .



NON ESISTE IL BRAILLE PER I CIECHI DI CUORE 
Se come disse il piccolo principe "non si vede bene che col cuore, perchè 'essenziale e' invisibile agli occhi", allora per coloro che sono ciechi di cuore (materialisti incalliti, assenti di ogni minimo di spiritualità, incapaci di ogni sguardo introspettivo psicologico), per costoro non comprenderanno mai nulla oltre i soldi e l'apparenza dell'avere cose.



ASCOLTA LE DOMANDE ALTRUI ED AVRAI LE RISPOSTE TUE
"Il piccolo principe che mi faceva una domanda dopo l'altra , pareva che non sentisse mai le mie. Sono state le parole dette per caso che, a poco a poco mi hanno rivelato tutto". Infatti se imparassimo ad ascoltare le persone piuttosto che bombardarle di domande, esse si racconterebbero da sole senza bisogno che noi le interpellassimo, non si sentirebbero assalite quindi più libere, di conseguenza ci direbbero più di quanto avremmo scoperto con le nostre domande. Le domande poi rischiano quando meno te l'aspetti di essere invadenti ed inopportune mentre il silenzio dell'ascolto è sempre discreto prudente e delicato. 

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